La penna degli Altri 21/11/2009 10:24

Unicredit-Sensi, senza esclusione di colpi

TRIGORIA - La giornata era cominciata proprio a Trigoria, dove la Sensi ha incontrato i giocatori. «Quello che ci siamo detti sono cose riservate. A me piace parlare con i ragazzi, con loro c’è un bellissimo rapporto. Loro sanno quello che devono fare, li ho visti concentrati e alla fine gli ho detto "buon lavoro"». Dopo l’incontro con la squadra, la Sensi ha parlato a un gruppo di giornalisti presenti al : «Non siamo un gruppo in liquidazione e la Roma è una società solida. Non vorrei e non desidererei che passasse per sentenza un atto di parte. Il tribunale non si è ancora pronunciato e non vorrei che si dessero sentenze prima che ci sia un vero giudizio. Da alcuni mesi c’è un linciaggio mediatico verso il nostro gruppo. Dopo la decisione del giudice, stabiliremo come muoverci con i nostri avvocati. Il cambio di strategia della Banca? Non lo so il perché, dovete chiedere a loro. Noi siamo brave persone e onoreremo il nostro debito».

UNICREDIT/1 - Ribaditi quindi alcuni concetti espressi con chiarezza il giorno prima, ecco la risposta di Unicredit, che tramite un portavoce fa sapere che «la situazione è semplice: esiste un creditore e un debitore. Se, come abbiamo appreso dalle dichiarazioni di Rosella Sensi rilasciate ai media, si vuole onorare il credito, noi ci aspettiamo proposte concrete di definizione di questa annosa vicenda, in relazione a tempi e modalità». E i decreti ingiuntivi? La richiesta di annullare il bilancio? «Le azioni avviate non possono essere interrotte».

ITALPETROLI - In serata, prova di forza da parte del gruppo Sensi. L’AdnKronos di Pippo Marra, infatti, fa sapere di avere appreso da fonti Unicredit che «la banca sta prendendo in esame di nominare il professionista per l’arbitrato, poichè, si apprende in ambienti giudiziari, tredici procedimenti di ingiunzione ante causam presentati dall’istituto di credito sono stati rigettati dal Tribunale di Roma». Poco più tardi, la conferma: «Unicredit ha nominato il professionista per l’arbitrato, l’avvocato Enrico , professore all’Università di Roma Tor Vergata, Facoltà di Giurisprudenza, dipartimento di diritto e procedura civile». Si parla solo dei pignoramenti, non dell’As Roma, ma è senz’altro un punto a favore dei Sensi, dato che Unicredit aveva sempre fatto sapere di escludere questo tipo di soluzione.



UNICREDIT/2 - Non tarda a farsi attendere la risposta di Unicredit, la quale precisa che i decreti ingiuntivi non sono stati rigettati, ma il giudice si è dichiarato «incompetente», delegando quindi la questione della competenza a un Collegio Arbitrale. «Il Tribunale di Roma - spiega la banca - ha ritenuto di non poter entrare nel merito». Si tratta «di un provvedimento non reclamabile e/o impugnabile in alcun modo che non ha fatto venir meno alcun diritto alle ragioni di credito vantate dalla banca tant’è che il merito dei decreti ingiuntivi è stato devoluto al Collegio Arbitrale con apposita domanda riconvenzionale, nella quale è stato richiesto il pagamento di tutte le ragioni di credito vantate dalla banca e pari, alla data del 31.12.2007, ad 277.106.000,00 oltre interessi maturati». Unicredit sottolinea «come il Tribunale di Roma abbia ritenuto di dichiararsi incompetente nonostante la consolidata e conforme giurisprudenza, sia di legittimità che di merito, abbia sempre sostenuto che il giudice ordinario non possa d’ufficio rilevare l’esistenza di una clausola compromissoria, potendo solo la parte "ingiunta" sollevare tale eccezione nei modi e termini previsti dal codice di rito». Unicredit precisa anche che qualsiasi iniziativa stia intraprendendo è un «doveroso esercizio dei propri diritti» dopo che «l’istituto ha per lungo tempo ricercato soluzioni bonarie che, sfortunatamente, non hanno prodotto gli esiti sperati».

IL BILANCIO - Ma c’è di più. Unicredit, «pur ritenendo del tutto irrituale e non appropriata la decisione dei legali della Italpetroli di trattare la questione a mezzo stampa anziché nelle sedi proprie», precisa anche che «non corrisponde a verità l’affermazione secondo cui il recesso dall’accordo di riscadenzamento sia stato fondato su di un pretesto formale. E’ al contrario vero che Italpetroli, dopo essersi resa inadempiente agli obblighi di rimborso previsti dall’accordo stesso, non è stata in grado di attestare l’esistenza di un NAV positivo alla data contrattualmente stabilita. Tale circostanza è espressamente prevista dal contratto come motivo di recesso». Il NAV è il valore attribuito al patrimonio netto. Unicredit ribadisce non solo il ritardo nella comunicazione, ma anche che «correttamente calcolato, il NAV risulta negativo». La procedura per l’annullamento del bilancio di Italpetroli, quindi, va avanti. Infine, Unicredit stigmatizza la circolazione di notizie riguardo l’impugnazione del bilancio.

SCENARIO - E ora? L’arbitrato deciderà sui pignoramenti, il tribunale sulla richiesta di annullare il bilancio di Italpetroli per la mancata continuità aziendale. Ma c’è sempre un terzo attore, nella vicenda. E’ Mediobanca, che tramite il finanziere Tarak Ben Ammar continua a cercare all’estero un fondo o una banca che possano accollarsi il debito dei Sensi, o una parte di esso.