La penna degli Altri 19/11/2009 08:57
Unicredit cita Italpetroli in tribunale: bilancio nullo. Roma a rischio vendita

Il nuovo fronte giudiziario aperto, dopo le 13 richieste di procedimenti esecutivi presentate e i due pignoramenti ottenuti, dimostra che Unicredit ha rotto gli indugi per recuperare il proprio credito, pari a settembre a 324,9 milioni, cui vanno aggiunti altri 100 milioni che Italpetroli deve a Mps. La banca guidata da Alessandro Profumo spiega che avendo listituto di credito disdettato laccordo sul debito - perchè Italpetroli non ha pagato le rate - il bilancio non sarebbe più veritiero perchè non tiene più conto del valore dei crediti e delle partecipazioni. Non cè quindi, sempre secondo gli avvocati, più continuità aziendale.
Di qui lipotesi che il gruppo venga messo in liquidazione con la cessione di tutti i beni, compresa la As Roma, per restituire quanto dovuto. «Gli amministratori ritenevano che il gruppo Italpetroli», si legge nel documento, «si trovasse in una situazione di continuità aziendale e, conseguentemente, predisponevano il bilancio secondo i principi applicabili nella prospettiva della continuazione dellattività». Ma «la valutazione di continuità, nella situazione di fortissimo indebitamento di Italpetroli, era in buona sostanza basata sullesistenza di un accordo con il principale creditore, Unicredit - socio al 49% del gruppo di cui la famiglia Sensi ha il 51%, ndr - comprendente tra laltro, un pactum de non petendo e disciplinante un processo di significative, ma progressive cessioni di asset».
Il progetto di bilancio veniva approvato il 28 maggio dal consiglio e il 30 giugno dallassemblea, con lastensione di piazza Cordusio. Pochi giorni dopo lok del consiglio, cioè «il 4 giugno Unicredit esercitava il proprio recesso dallAccordo sul debito». E come conseguenza «veniva meno il pactum de non petendo», cioè limpegno a non intraprendere azioni giudiziarie per riavere i soldi. Il 15 giugno il Collegio sindacale dava parere positivo al bilancio e «non faceva menzione dellintervenuta inefficacia dellAccordo sul debito».
Sempre il 15 giugno anche PriceWatherouseCoopers, società di revisione, emetteva giudizi che «ignoravano lintervenuta risoluzione dellAccordo sul debito e le dirompenti conseguenze sui bilanci». Il rilievo mosso nella citazione è che tra lapprovazione del consiglio e quella dellassemblea, è intervenuta la disdetta degli accordi e «di ciò non è stata data alcuna informazione in sede di approvazione». Lo studio Carbonetti si dilunga nellargomentare che secondo i principi contabili, cioè i criteri alla base della compilazione di un rendiconto, se tra le due delibere intervengono fatti nuovi «gli amministratori dovranno opportunamente modificare il progetto di bilancio.... facendo cadere il presupposto della continuità aziendale. Nel caso specifico essendo stati violati i principi, i bilanci non rappresentano in modo corretto e veritiero la situazione finanziaria e patrimoniale del gruppo Italpetroli, venendo meno il rispetto del fondamentale principio di attendibilità del bilancio».
Nulla viene spiegato nella relazione del cda sulla disdetta dellAccordo ma «gli amministratori hanno sentito la necessità di indicare, tra i fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dellesercizio, il raggiungimento, nel marzo 2009, di unintesa con Unicredit per unintegrazione dellAccordo sul debito avente ad oggetto il differimento di alcuni termini previsti». La rata inevasa a dicembre di 150 milioni, avrebbe dovuto essere pagata a luglio. Nella citazione per spiegare i motivi per i quali il bilancio sarebbe da annullare si fa riferimento ad «alcune voci dellattivo che paiono significativamente sopravvalutate per effetto della mancata applicazione dei suddetti principi».
Italpetroli è una holding, «le poste primariamente interessate sono senzaltro le partecipazioni (iscritte in bilancio per oltre euro 117 milioni) ed i crediti verso le controllate (118 milioni)». Le partecipazioni «sono state valutate al costo (117,8 milioni) a fronte di un valore di patrimonio netto inferiore per oltre 80 milioni (esattamente 35,3 milioni)». Quanto ai crediti «parte significativa di tali rapporti deriva da operazioni infragruppo» e la loro restituzione poggia sullesistenza dellaccordo sul debito.
Dalle carte si apprendono dettagli finora inediti dellaccordo sul debito del 18 luglio 2008: tra le ipotesi di risoluzione di questo accordo figura la mancata trasmissione ad Unicredit della certificazione del valore del nav - cioè del patrimonio di gruppo al netto delle passività - entro il 30 aprile. Siccome Unicredit non ha ricevuto questa certificazione entro la scadenza, la banca ha ritenuto che il patrimonio fosse negativo. Così il 4 giugno ha notificato il recesso dallaccordo. Italpetroli ha comunicato il 30 giugno a Unicredit, oltre i termini, il valore del nav, positivo, ma il 10 novembre piazza Cordusio «eccepiva che il nav trasmesso non era conforme ai criteri contrattuali poichè includeva significative rettifiche positive, diverse ed ulteriori rispetto a quelle contrattualmente ammesse che, ove scomputate, conducevano ad un risultato negativo del nav».