La penna degli Altri 21/11/2009 09:54

Tifate, tifate, tifate e basta

Certo, è strano. Che gli attacchi della stampa - e, badate bene, parliamo di questa feroce, spietata, puntigliosa, integerrima, rigorosissima stampa romana - condizionino il mercato romanista quanto e più delle casse ormai vuote e degli investimenti da tempo azzerati è già tesi non poco stravagante. Ma questo interessamento dei manager per il destino dei proprietari lo è paradossalmente anche di più. Chiunque abbia frequentato fosse solo per un giorno le stanze del calciomercato sa che i procuratori in genere hanno ben altre preoccupazioni. Tendono a chiedere garazie sull’ingaggio e suoi premi (specie quelli di "immagine": i più richiesti) a favore del proprio assistito. Cercano di accertare che spazio effettivo potrà trovare nel contesto del team: un altro tema caldo è la guida tecnica cui la squadra è o sarà affidata affidata. Provano ad avere certezze sugli altri investimenti in programma: il calciatore tal dei tali, tanto per fare un esempio, avrà al suo fianco Aquilani o Faty? Troverà Van Nistelrooy od Okaka? E, in generale, la squadra - in questo caso ovviamente la Roma - sarà nelle condizioni di competere ai massimi livelli in Italia e in Europa o sarà chiamata esclusivamente a tirare a campare? D’altro canto, nessuna categoria di lavoratori è garantita come quella di chi gioca a calcio a livello professionistico: un contratto firmato vale una polizza-vita; una volta depositato, sarà comunque onorato. Dai presidenti in carica al momento della stipula o dai loro successori. Addirittura dalle istituzioni del pallone, nel malaugurato caso di fallimento del club.

Strano, dunque, che chi viene contattato dalla Roma sia angosciato dal dubbio su chi pagherà ingaggi, premi e altre prebende. Ma il presidente giallorosso disegna altri scenari e noi dobbiamo prenderne atto. Pare proprio che i procuratori dello stesso olandesone in rotta con il Real Madrid, ma con ogni probabilità anche quelli di Toni, di Podolski, di Pavlyuchenko, di Zigic, di Bianchi, persino di Molinaro, di Castellazzi e di Simplicio, siano tormentati da un solo grande dubbio: se i loro assistiti dovessero entrare nell’ordine di idee di trasferirsi alla Roma, troveranno ancora le Sensi al loro posto? Visto che siamo di certo inseriti in cima alla lista dei loschi burattinai che organizzano il caos che toglie fiato, energie e risorse al club di Trigoria, proviamo parzialmente a emendarci, facendo un po’ di chiarezza almeno su questo. Tranquilli, manager dubbiosi e comprensibilmente preoccupati: le Sensi non hanno la minima intenzione di abbandonare la nave. Pur di restare salde sul ponte di comando sono disposte a qualsiasi sacrificio. Dallo sdoganamento di tutti, ma proprio tutti, i nemici del compianto patriarca, operazione condotta felicemente in porto da un pezzo, fino alle battaglie legali, alle alleanze politiche trasversali, alla ricerca di sostegno sui mercati asiatici e chi più ne ha più ne metta. Noi, svelando il futuro romanista ai procuratori in ambasce, cerchiamo di portare il nostro piccolo contributo alla causa di questa proprietà assediata: il futuro è saldo e garantito. Il resto, prima ancora che i paperoni arabi tornati guarda caso nuovamente d’attualità in queste ore, dovete farlo voi tifosi. Fino all’altro ieri trattati come clienti spesso rompiballe, magari come massa confusa in gran parte dedita alla contestazione cieca e immotivata, di sicuro divisi tra amici (il piccolo esercito dei plaudentes a prescindere) e nemici (la più vasta schiera degli scontenti); oggi al contrario di nuovo importanti, decisivi, fondamentali. Sempre il presidente dixit: «Chiedo ai tifosi di stare vicino alla squadra, che vuole sentirsi incitata e avere il dodicesimo in campo: una presenza che può fare la differenza. Lo dico a nome loro, dei giocatori, lo chiedo non da presidente ma da tifosa della Roma». Grande mozione degli affetti: come non condividerla?

Tifate, tifate, tifate. E zittite con disprezzo chi dovesse ricordarvi che si corre tra le braccia di mamma tifosa solo quando serve. Domani c’è il Bari, che di fans al seguito ne avrà migliaia e anche legittimamente entusiasti. Tifate, tifate, tifate senza preoccuparvi del futuro, che quegli infamelli dei cronisti non allineati continuano a disegnare a tinte fosche. Tifate, tifate, tifate e cominciate seriamente a pensare all’azionariato popolare, magari anche - perché no? - a una bella sovvenzione a fondo perduto. Se ne è tornato a parlare, in questi giorni. E la cosa ci ha sinceramente commosso. Ma come, ora anche da parte dei proprietari della Roma si presta attenzione a questa ipotesi? "Il Romanista", tra un complotto e l’altro, la prese in esame con la massima serietà, tempo addietro. Si rivolse ad autentici esperti, vi dedicò uno studio accuratissimo, addirittura un convegno. Poi, certo, dovette anche impegnarsi nelle repliche a quanti, stizziti, bocciarono la soluzione come il solito bieco tentativo di strappare la Roma ai suoi legittimi, accreditatissimi, stimabilissimi proprietari. Allora, e non parliamo di un secolo fa, chi suggeriva di chiedere partecipazione concreta ai tifosi più caldi del mondo fu indicato come un nemico da combattere. Ma ora è diverso, ora tutto è cambiato, tranne la ferocia degli aggressori mediatici. Infischiatevene, sostenete la causa senza guardare troppo avanti. Domani è un altro giorno. Tifate, tifate, tifate.