La penna degli Altri 07/11/2009 09:50
Provaci Roma
Eredità Eppure, cè stato un tempo breve, bello, intenso, vicino in cui la Roma giocava e vinceva a San Siro meglio che allOlimpico. E giorni due: il 17 maggio e il 19 agosto 2007 in cui in quello stadio per una vita tabù suonarono perfino le canzoni damore di Antonello Venditti. Se ci si limita al campionato, la Roma è imbattuta a San Siro con lInter da quattro anni e mezzo, in quattro incontri due vittorie (2-3 e 1-3) e due pareggi (1-1 e 3-3). In generale, se si considerano anche le altre competizioni e il Milan, in quattro anni a San Siro la Roma ha vinto due coppe e si è permessa di battere due volte pure i rossoneri. È la fetta più grande delleredità lasciata da Luciano Spalletti a Ranieri.
Così lontana Bisognerebbe non pensarci più (a Luciano), ma quel tempo è appena trascorso, ancora vivo. Quella Roma troppo vicina per non essere confrontata con la Rometta di oggi, tanto da chiedersi invece: ma quanti secoli sono passati? Milan-Roma, del resto, ha sancito il passaggio di consegne: bella la squadra giallorossa nel primo tempo, ancora spinta da venti spallettiani, brutta e passiva nella ripresa, quasi ad annunciare il nuovo corso (con la complicità di Rosetti). Dunque, si torna al quesito di partenza: come può questa Roma mettere in difficoltà lInter? «Mandando in campo undici giocatori che lotteranno fino alla fine», è stata la risposta.
Preghiamo Ecco, sono trascorsi poco più di due mesi dallinsediamento di Ranieri, ma non si è ancora assistita ad alcuna variazione sul tema: grinta, determinazione, sacrificio. E: lottatori, combattenti, gladiatori, leoni. Viviamo di un paio di termini e dei loro sinonimi. Il gioco? Ancora questo sconosciuto. Disquisizioni tattiche? Mai proposte. Divagazioni filosofiche? Neanche a parlarne. È tutto un «noi non molliamo mai» e infatti almeno questa Roma è capace di rimonte felici che da solo però non garantisce il risultato. Per chiudere la conversazione, se il migliore della squadra, dice qualcuno, è molto spesso il lottatore Riise, cè poco da stare allegri. Bisogna pregare, che anche domani un tiraccio da lontano vada a sbattere contro le gambe di un nerazzurro e cambi direzione.