La penna degli Altri 24/11/2009 19:23
La vera domanda è: ma la Nazionale merita Francesco?
Se ora ci riesce, il problema evapora e viene a cadere. Lo sa bene Marcello Lippi: la vita offre sempre situazioni nuove. Tanto che anche lui, dopo aver detto addio, ci ha ripensato, offrendosi: il quadro generale era cambiato e nessuno si è scandalizzato. Lo abbiamo accolto a braccia aperte, dopo una parentesi tecnica non proprio felice. Il tema su cui si deve discutere non è dunque questo: che meriti la Nazionale è scontato. La domanda è unaltra: la Nazionale lo merita? Per Nazionale non intendiamo dirigenti, tecnici e giocatori, ma lambiente italiano, nel quale inseriamo i media. In Germania, Francesco giocò con mezza gamba, nella sinistra addirittura non aveva sensibilità, eppure, riguardate le partite, risultò sempre decisivo: per la paura che faceva agli avversari e per lalto numero di assist. Totti si augurava qualche complimento, magari un grazie.
Gliene dissero e scrissero invece di tutti i colori: dal calciatore in carrozzella, al morto che cammina. Un giornale, quando in azzurro apparve Totò, titolò in prima pagina: ha fatto più Cassano in un tempo che Totti in tutto il mondiale. Una fesseria senza precedenti: Cassano, dopo quei quarantacinque minuti, sparì. I giornali non nascono dal nulla: rispecchiano, quando ci riescono, lopinione della gente. Anche quella volta? Se sì, ci chiediamo di nuovo: il calcio italiano se lo merita uno così?
DallItalia a Roma, dalla Nazionale alla Roma: quanti provano vergogna per ciò che hanno detto alle sue spalle? Sederone, ignorante, non decisivo, narcisista, svogliato, calciatore normale, immobile, rotto, finito, ruba contratti: un vasto campionario di insulti. Guardate i gol: incredibili. Guardate gli spot televisivi: divertenti. Fenomenale e ironico. Calciatore unico, cui dobbiamo essere grati, come fummo grati a Riva, Rivera, Baggio e prima a Meazza e Piola. Una volta dribblava, faceva slalom e trasformava chiunque in goleador. Da quando Zoff prima e Capello poi, gli hanno chiesto di spostarsi in avanti, si è sdoppiato: assist sempre, in più i gol. Capocannoniere quasi senza giocare: è lultimo gioco di prestigio. Ha asciugato la sua azione, togliendo, come i grandi scrittori, il superfluo. Quando segnerà da centrocampo al fischio davvio avrà raggiunto la perfezione. E solo a quel punto ci saluterà e sarà un altro calcio dopo di lui, il più bravo in ogni ruolo, dal terzino allala e forse da portiere. Se fosse un egoista direbbe alla Nazionale: fate senza di me. Se la Roma pensasse solo in chiave personale, direbbe alla Nazionale e a tutti: fate senza di lui. E Totti andrebbe in Sud Africa da turista e con una bandiera azzurra in mano a fare il tifo per Amauri, un brasiliano. Ma non andrà così.