La penna degli Altri 12/11/2009 09:04
La Roma non canta più «Brazil»

Riscatto Poi ci sono le caratteristiche dei calciatori, che non sempre riescono a incastrarsi perfettamente nei moduli degli allenatori. Un anno fa, non è che Baptista si fosse improvvisamente trasformato in brocco, è che faceva fatica a collocarsi nel 4-2-3-1 di Spalletti, che non prevedeva seconda punta né trequartista classico. Certo, a volte questo ragazzo sembra né carne né pesce, ma ha un curriculum di tutto rispetto e continua ad essere convocato nella Seleçao (lui legittimamente, dato che ha dichiarato di essere guarito e negato problemi al ginocchio). Ecco, pure lui in passato ha avuto ogni tipo di acciacco e ora meriterebbe un pizzico di fiducia in più, dallambiente ma anche da Ranieri.
Ai margini È sempre spiacevole (e spesso ingiusto) generalizzare. Perciò, ci sono brasiliani e brasiliani anche nellattaccamento alla maglia. In passato, Falcao è stato il più grande, ma concluse il suo rapporto con la Roma andando in causa con Dino Viola. Mentre lamore di Aldair, uno degli esempi migliori della storia romanista, era perfino commovente. Ora, la vicenda Doni/Juan (di cui trattiamo a parte) racconta una serie di fatti la voce grossa della Roma, il successivo passo indietro, la convocazione di Thiago Silva al posto di Juan che chiude per il momento la querelle , e di una gamma di sentimenti, soprattutto il senso di appartenenza dei due giocatori alla Seleçao (questo sì comune a tutti i brasiliani), rinfocolato dal Mondiale alle porte. Doni (più di Juan) sa di doversi impegnare per entrare nella lista, ma non capisce che finendo ai margini della Roma (come sta accadendo) difficilmente ci riuscirà.