La penna degli Altri 20/11/2009 10:50

Gli inviti, il tam-tam, l'incredulità. "Mi scuso ma non c'era posto"

Ricapitoliamo. Nel primo pomeriggio comincia a circolare negli ambienti giornalistici, come se in una à come Roma potesse rimanere sotto silenzio una notizia del genere, la voce che il Presidente della Roma aveva convocato d’urgenza una conferenza stampa per smentire le notizie pubblicate da Il Messaggero.

Iniziano il tam tam delle telefonate, e i controlli incrociati. Dopo molte insistenze si riesce a venire a capo di quello che era diventato in pochi minuti il segreto di Pulcinella. La conferenza è stata convocata dal Presidente in persona e perfino l’ufficio stampa, Elena Turra era a Torino per questioni personali, non ne era al corrente. Ne era al corrente però il consulente del presidente e mago della comunicazione Enrico Bendoni, che a chi gli chiedeva notizie rispondeva vago: «Abbiamo chiamato solo poche testate, non è il caso di venire. Anche perché la stanza delle riunioni è piccola, non c’entrano tutti i giornalisti». La stanza delle riunioni è piccola. Bene. La scusa deve essere piaciuta tanto, perché è stata ripetuta fino a sera da tutti gli interpellati. Presidente compreso, ma ci arriveremo. Ovviamente l’appello rimane inascoltato, e già dalle 17 (la conferenza era fissata per le 18) fuori dalla sede di ItalPetroli cominciano ad arrivare i giornalisti. Invitati e non, compreso chi scrive. A venirci incontro è Vittorio, l’autista storico di Franco Sensi prima e di Rosella ora. Perché hanno mandato avanti lui rimane un mistero. Vittorio comunque ci chiede nome e testata e mentre davanti alla richiesta di Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica e Roma Uno si mostra addirittura possibilista per un possibile

ingresso, con noi del Romanista è categorico:«Mi dispiace, ma lei sicuramente non entra». Chissà perché ce lo aspettavamo. Cominciano arrivare gli "invitati", per loro nessunaopposizione all’ingresso. Intanto il numero

dei giornalisti aumenta. Il collega dell’Ansa, la più grande agenzia italiana, resta fuori. Non è contento quando scopre che l’organo di partito, l’Adn Kronos, è dentro. Insieme al Tg1, chefa lo scoop e se ne va col sorriso sulla bocca. Contento lui...Intanto dall’altra parte della porta a vetri un’indaffaratissima centralinista ci dice che «stiamo cercando di metterci in contatto con qualcuno che venga giù a spiegarvi la situazione, ma non ci riusciamo». Come se la palazzina fosse il Pentagono. Non scende nessuno.

Sono le 18, la conferenza dovrebbe essere iniziata e noi siamo ancora sotto. Il buon Vittorio e alcuni inservienti ci dicono che prima o poi qualcuno scenderà. Noi aspettiamo. Tra giornali, radio, siti internet saremo una quindicina, tutti ospiti non graditi. Alle 18.30 arriva Pradè, di ritorno da Londra e con una multa in bella vista sul vetro anteriore della macchina. Si stupisce quando ci vede. «Non sapevo nemmeno che ci fosse una conferenza». Montali e Conti sono già dentro, così come la dottoressa Mazzoleni. Noi siamo sempre lì. Alle

19.10 cominciano ad uscire gli "invitati". Pochi minuti dopo tocca al Presidente e al suo entourage composto dal marito e dal consigliere Bendoni. Ci vengono incontro con gli occhi bassi, come bambini sorpresi con le mani nella marmellata. «Mi scuso con voi - dice il Presidente - ma non c’era posto per tutti. La sala riunioni era piccola. Se potevamo farla a Trigoria? Ma io ero qui, non potevo spostarmi». Quando, giustamente, gli si fa notare che alcune testate giornalistiche sono rimaste fuori lei si irrigidisce. «Vedo che il tono è polemico, mi

scuso ancora», e se ne va con il marito e il consigliere Bendoni. Pochi minuti dopo escono i direttori Conti e Pradè, seguiti da un imbarazzatissimo Gian Paolo Montali, che sta lentamente rendendosi conto della realtà nella quale è capitato. «Eravamo qui con Conti e Pradè perché siamo un corpo unico, e per noi era una

riunione tecnica». La domanda successiva è stata troppo anche per lui. Da uomo di comunicazione avrebbe fatto la scelta di lasciare fuori mezza stampa romana e nazionale? La risposta è stata eloquente. «Non mi faccia rispondere...». E anche questa è una risposta. Che non ha bisogno di altri commenti. E’ finito così il nostro "pomeriggio di un giorno da cani". Non c’era Al Pacino, ma gli attori di ieri pomeriggio non avevano niente da invidiargli.