La penna degli Altri 10/11/2009 09:36

Doni-Bertagnoli: ora è ballottaggio

Le parole di Colucci, il procuratore di Doni, pronunciate sabato stesso hanno un’eco diversa a questo punto: «Poteva giocare a San Siro». Segnale in chiaro di una situazione diventata difficile e che si fatica a contenere. Doni è l’ennesimo caso nel mondo Roma. A stressarlo, nel contingente, c’è pure la questione della convocazione nella nazionale brasiliana: non ha gradito per niente l’iniziativa della società di bloccare le partenze per il Qatar. Doni alla Seleçao, come d’altronde tutti i brasiliani, ci tiene parecchio, sa che rischia di non andare in Sudafrica se continua questa situazione. Il è risentito visto che sa di aver giocato quasi tutta la scorsa stagione con un problema fisico, senza lamentarsi, prendendosi anche critiche pesanti. Dopo il derby perso dell’11 aprile ha deciso di fermarsi, curarsi e operarsi, oggi si ritrova ancora ai margini. Nel frattempo è cambiato l’allenatore e per lui è cambiata qualcosina in peggio.

Fu Luciano Spalletti a credere fortemente in lui e lui non se l’è mai scordato: adesso non sente la stessa fiducia. Spalletti decise di lanciarlo in serie A un 23 ottobre 2005, il giorno dopo il suo primo compleanno romano, in un derby, dopo una serie di sconfitte preoccupanti. Il tecnico s’era convinto delle sue qualità poco dopo l’arrivo a Trigoria (fu preso in videocassetta, tra un’offerta di AC Zago e un’intuizione di Conti). A fine settembre del 2005 confidò in aeroporto prima di volare per Salonicco (Coppa Uefa contro l’Aris) che "Doni è vero". Quella sera esordì. Poi - dopo non troppo - il derby e poi la prima vittoria: a Milano contro l’Inter. Per la partita dell’altra sera a Milano contro l’Inter non è stato nemmeno convocato.

Una storia simile a quella adesso la può raccontare proprio Julio Sergio, che per Spalletti era il "terzo miglior d’Italia", per Ranieri una reale alternativa a Doni. Lo ha già dimostrato. Bertagnoli è ben voluto negli ambienti di Trigoria, al Meazza ha fatto una paratona su Milito e, in definitiva, quando è stato mandato in campo non ha mai fatto erroracci. E’ sempre stato al suo posto: è per questo che può prendere quello di Doni.