La penna degli Altri 13/11/2009 09:09

Doni alla Roma «Caos inutile: potevo già giocare a Milano»

Il mio ok e le chance Ieri Doni è stato visitato da Runco, il re­sponsabile medico della Se­leçao, che gli ha dato l’ok per allenarsi nel pomeriggio. «Dico che è venuto fuori un gran casi­no inutile — ha poi spiegato Doni— perché in verità io ero pronto a giocare già contro l’In­ter. La contusione alla coscia era migliorata, ma Ranieri ha preferito non portarmi a Mila­no per non rischiare di bruciar­si un cambio come contro il Fulham. Rispetto le sue scelte, ma sia chiaro che io volevo es­serci anche contro l’Inter». An­che perché voleva esserci a tut­ti i costi con il Brasile: «Prima ho pensato alla Roma, tanto che contro Udinese e poi Bolo­gna avevo giocato stando mol­to peggio di come stavo a fine settimana scorsa; ora voglio pensare al Brasile e devo sfrut­tare al massimo le poche chan­ce che ho per dimostrare a Dun­ga che può contare su di me an­che per il Mondiale. Non mi pa­re impossibile riuscire a fare en­trambe le cose...».

Il caso Juan A Carlos Dunga non sembrava così impossibile neanche avere Juan, regolar­mente convocato e negato dal­la Roma e il portavoce Rodrigo Paiva è chiaro nel sintetizzare in quattro punti il malumore della Cbf e della Seleçao per un’assenza definita «ingiustifi­ »: 1) Juan era convocato da 12 giorni e il fax della Roma è arrivato solo domenica; 2) an­che Robinho è infortunato ma è qui in Qatar, con tanto di me­dico del Manchester — il dottor Butler — al seguito e ie­ri si è allenato, seppur a parte; 3) i giocatori reduci da infortu­ni sono sempre tornati ai rispet­tivi club in condizioni migliori rispetto al loro arrivo e comun­que per Dunga era importante non solo far giocare, ma anche parlare con Juan, per decidere insieme il programma di avvici­namento al Mondiale; 4) solo il presidente federale Ricardo Teixeira, in arrivo in Qatar og­gi, potrà decidere di «liberare» dalla convocazione Juan e fino ad allora la Roma non potrà uti­lizzarlo. Ci rimetterebbe il club giallorosso ma alla fine, comun­que vada, a rimetterci sarà so­prattutto il giocatore.