La penna degli Altri 12/11/2009 09:25

Angelini ok, il prezzo è giusto

 L’offerta è quindi praticamente quasi il doppio. Ma comunque è pressoché impossibile per la Sensi ottenere un azzeramento del debito con la vendita della Roma. Dunque a questo punto la palla passa agli attori principali. Il creditore, Unicredit, e il debitore, Italpetroli (esposta per oltre 400 milioni). In questi giorni gli avvocati stanno continuando a lavorare.

Potrebbe esserci un nuovo incontro oggi, per cercare un accordo. Non un arbitrato, che non sarebbe possibile in un caso come questo dove la natura del debito/credito è ben definita (denaro liquido). Un accordo, stante la situazione attuale, conviene a tutti. Se si dovesse andare avanti con i decreti ingiuntivi fino alle estreme conseguenze, quindi fino a tirar dentro pure Roma 2000, i tempi sarebbero lunghissimi. Si tratterebbe di anni, non di mesi.

A chi giova? Non alla banca, perché il recupero del credito ritarderebbe ulteriormente. Ma neanche ai Sensi, perché servirebbe solo a ritardare una conclusione inevitabile, cioè il progressivo pignoramento di buona parte del patrimonio di famiglia. E della Roma. Allo stato attuale, servirebbe un passo indietro da parte di entrambe le parti. La banca, magari rinunciando agli interessi, che ammontano a circa 100 milioni, potrebbe essere disposta a lasciare sul piatto una parte del credito.

I Sensi, accettando di lasciare la Roma ad Angelini, otterrebbero un forte sconto. Il debito non sarebbe completamente saldato, ma a quel punto Unicredit potrebbe sottoscrivere un nuovo piano di rientro, coinvolgendo altri asset. E’ peraltro in scadenza anche la terza rata del piano sottoscritto nel luglio 2008 e mai onorato da Italpetroli. C’è poi un altro motivo perché l’accordo possa convenire anche a Rosella Sensi: la prossima chiusura del bilancio di Italpetroli, al quale però Unicredit potrebbe contestare la mancata continuità aziendale.