La penna degli Altri 16/10/2009 09:54

Un finale da scrivere



C’è una donna forte dietro quei tratti delicati. Ha saputo tacere nei giorni più duri, quando una parte della tifoseria, semplificando, le addebitava un po’ tutto: dalla stagione deludente alla vendita di Aquilani, dalla  rottura con Spalletti alle buche di Trigoria. Lei ha taciuto, subendo stoicamente l’onda dei “Rosella Sensi bla-bla-bla”, gli striscioni minacciosi, gli inviti a farsi immediatamente da parte (“Come Rosella O’Hara... via col

vento”). Sinceramente, non s’è mai visto un presidente mandato a casa dagli Ultrà. Il calcio è la più seria delle cose frivole, ma questa frivolezza, così appassionante, così seria, non consente a nessuno di credersi, in  quanto tifoso, padrone di questo  o di quello. Noi tifiamo, qualcuno rischia, qualcun altro guadagna (troppo).



E allora? Possiamo noi decidere quando un presidente deve vendere? Nel caso della famiglia Sensi,  nessuno dovrà mai dimenticare gli anni del sogno, lo scudetto, - Montella-Batistuta, Fabio Capello, i  secondi posti, i quarti di finale di
, quell’introverso, geniale gentiluomo chiamato Luciano Spalletti, quel coraggioso signore del calcio che risponde al nome di Claudio Ranieri, e che oggi ci fa marciare a media scudetto, ma anche il brivido di vincere al Santiago Bernabeu, l’orgoglio con cui, quella sera del 2006,  festeggiammo il record – purtroppo effimero: sarebbe poi arrivata l’Inter – di partite vinte consecutivamente.




Ecco, di fronte a quest’insieme di ricordi, i cori di bla-bla-bla sarebbero dovuti svanire in lontananza. Ma anche per Rosella Sensi e la sua famiglia valgono le antiche regole: primo, nessuna buona azione rimarrà impunita; secondo, non si descrive il mondo con il solo bianco, né con il solo nero. Attualizzando: né con il solo giallo,  né con il solo rosso. Le gradazioni intermedie sono quelle che parlano, ahinoi, di campagne acquisti insufficienti, di scarsa competitività, di scelte fatte in zona Cesarini, o, se vogliamo, in zona . Di vendite (Aquilani) decise per far fronte a impegni di cassa, di pochi insignificanti acquisti e di incerte prospettive generali.




Tutto vero. E allora? Allora prepariamoci al futuro. Che appare, comunque, molto incerto. Non serve a niente

recriminare, pestare ancora sui toni intermedi del risentimento, mentre gli ufficiali giudiziari mandati da Unicredit chiedono il pignoramento, tra l’altro, della squadra. I debiti vanno onorati, gli appuntamenti con la propria piccola grande storia si possono rimandare, ma non all’infinito.



Oggi Rosella Sensi, con quel suo fare soave ma deciso, ha scelto di andare – come diceva Puzo – “ai materassi”. Il finale è da scrivere. Ma il passato è magnifico. Auguri, Rosella.