La penna degli Altri 16/10/2009 10:19

Rosella-Unicredit, è lo scontro totale



Obiettivo: dimissioni del Cda e nomina di uno nuovo, da cui rimarrebbe fuori l’avvocato Roberto Cappelli,

 l’uomo Unicredit, che ovviamente, visto lo scarso anticipo con cui è stato convocato, non ha fatto in tempo a partecipare alla riunione di lunedì scorso (si trovava fuori Roma). Sta ancora attendendo il verbale. Azione e reazione, ecco che dalla banca creditrice di Italpetroli sono partiti i decreti ingiuntivi. I pignoramenti, però, non

riguardano “solo” alcuni asset del gruppo, ma stavolta anche Roma 2000, la controllante di As Roma. La traduzione è semplice: la banca vuole prendersi la Roma per poi gestirne la vendita. A chi? Per ora, l’unica offerta sul tavolo è quella di Angelini, anche se la cifra (circa 140 milioni di euro) non è ritenuta sufficiente (il debito del gruppo Sensi ormai è arrivato a 403 milioni). Profumo, numero uno di Unicredit, non ne può più di tutti gli ostacoli che la Sensi ha posto al piano di ristrutturazione del debito, già ampiamente disatteso,  rifiutandosi di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi di dismissioni, tranne alcune partecipazioni minori. L’articolo di Libero è stato sostanzialmente confermato dalle fonti Unicredit e, soprattutto, non è stato smentito da Italpetroli. D’altronde, da tempo i rapporti tra Rosella Sensi e l’avvocato Cappelli (cui il presidente della Roma rimprovera un atteggiamento poco "aziendalista") sono tesi e lo stesso Profumo era al corrente della situazione.



PRIMO PIANO Dopo anni passati a disattendere piani di rientro, la situazione sembra giunta a un punto di non ritorno. La storia dice che, sostanzialmente, sono più di 4 anni che Italpetroli non riesce a mettere in pratica riduzioni sostanziali del debito. La storia parte dal 2004, quando i debiti ammontavano a 640 milioni di euro e fu sottoscritto il piano di risanamento con la banca guidata da Cesare Geronzi. Bisognava arrivare a un passivo di 225 milioni entro il 31 dicembre 2005. Non ci si arrivò, ma, in considerazione della buona volontà dimostrata dal gruppo, che aveva ridotto l’esposizione portandola a complessivi 377 milioni (circa 320 verso le banche), si decise di sottoscrivere un nuovo piano. Non se ne fece nulla fino a novembre 2007, cioè poco prima dell’uscita di scena di Geronzi in seguito alla fusione Unicredit-Capitalia.



SECONDO PIANO Il piano che Profumo s’è ritrovato in eredità prevedeva la cessione di asset non strategici entro il 15 settembre 2008. Obiettivo irraggiungibile, l’unico modo per rientrare del debito era vendere la Roma a Soros, ma andò come andò. A luglio 2008, ennesimo piano, col debito che nel frattempo sale (gli interessi  passivi corrono). Unicredit, che già detiene il 49% della holding, rinuncia all’opzione call sul 2%, Rosella Sensi s’impegna a rimborsare 250 milioni di euro entro il 2010 attraverso le dismissioni di asset non

strategici. Nel Cda della Roma (e poi anche di Italpetroli) viene cooptato anche l’avvocato Roberto Cappelli, legale di Unicredit. La prima scadenza è dicembre 2008. Entro quella data bisogna rimborsare 130 milioni. Gli azionisti di Unicredit chiedono conto della situazione a Profumo, che risponde così: «Gli asset di Italpetroli risultano adeguati a fronteggiare l’esposizione complessiva del gruppo nei confronti del sistema. In caso di mancato rimborso della prima rata, verrà dato mandato per vendere asset non strategici».



PIANO...TERRA Non si vede un centesimo e non viene rispettata neanche la seconda scadenza, a giugno 2009. La tensione sale, Rosella Sensi a fine maggio viene convocata assieme alle sorelle da Paolo

Fiorentino, praticamente il n.2 di Unicredit, che, di fronte alla "disabitudine alle scadenze" rivendicata dalla Sensi, fa presente che ormai bisogna pagare. A costo di vendere la Roma. Reazione? Profumo pensa a un supermanager (e lì l’avvocato Cappelli entra nel Cda di Italpetroli), Rosella Sensi nomina Mediobanca come advisor. Ed ecco ritornare in pista Geronzi, che fa da scudo anche nella vicenda Fioranelli. Un decreto ingiuntivo su Roma 2000, però, darebbe a Profumo l’arma per scavalcare anche Mediobanca. E a questo punto della vicenda, ognuno usa le sue armi. La Sensi quella della politica (fu ricevuta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che scrisse a Unicredit chiedendo di non premere eccessivamente

sulla stessa Sensi) e di un futuro stadio presentato accanto al sindaco e di cui Unicredit ha saputo solo dai giornali. La banca quelle legali, ma sempre facendo i conti con la necessità di non depauperare il valore di As Roma e di trovare un acquirente che offra una cifra ritenuta congrua. Per ora c’è solo Angelini.