La penna degli Altri 28/10/2009 09:06

"Questa non è la mia Roma"

E’ solo l’inizio, perchè il concetto va sviluppato: «Il lavoro me lo aspetto anco­ra più in salita. Bisogna andarci piano, sarà un anno di adattamento, tri­bolato. Ci vorrà spirito di sacrificio e arriveranno anche delusioni, ma io ero preparato a tutto questo. La mia voglia di fare bene è una certezza, siamo an­cora a tre punti dal quar­to posto e io penso a que­sto, ma la squadra ha dif­ficoltà, figuriamoci ora con tutti questi infortuni».

Ha preso una squadra in parabola discendente, dopo aver vissuto anni ricchi di soddisfazioni:

« Io punterò al massimo, ma non mi piace prendere in giro i tifosi. Per me è una sfida continua, cer­cherò sempre di migliora­re. Ci sono momenti belli e meno belli, bisogna sa­perli gestire entrambi».

E’ una squadra che ha ereditato, che non ha co­struito lui e sa che consi­derate le finanze della so­cietà potrà metterci poco le mani: « La squadra non è mia, è diventata mia, non l’ho fatta io e non di­co un’eresia. Ci sono ra­gazzi che hanno alti e bassi e in questo momen­to non riescono a dare il cento per cento. Quando sarà possibile cambiare giocatori sarà diverso. Ci vogliono qualità fisiche e caratteriali per dare sem­pre il massimo. Perché questo vogliono a Roma, ma non sempre si può da­re» .

Stasera a Udine gioche­rà in piena emergenza, prima di partire ha dato forfait anche Burdisso. Con questi chiari di luna il quarto posto sembra un miraggio: «Il campionato è ancora lungo. Per come stiamo adesso firmerei per il quarto posto, ma preferirei giocarmela fino in fondo. Con una squa­dra in difficoltà non è che cambia l’allenatore e ar­riva il mago Silvan. Mi as­sumo le responsabilità. Sarei venuto più volentie­ri quando arrivavano grandi giocatori, ma ora non è possibile e allora bi­sogna fare di necessità virtù».

Sa che sarà difficile fare mercato se non si arriverà in :

«Prima di venire ero con­sapevole di tutto questo. Non conoscendo le cose da dentro davo per buono quello che leggevo, la re­altà è proprio questa. Ma essere romano mi aiuta a dare qualcosa in più. Non amo piangermi addosso. Ci metterò lavoro, lavoro, lavoro».

Ranieri sapeva a cosa andava incontro, ha af­frontato il mare in tempe­sta con coraggio: «Non so­no preoccupato ora, lo ero all’inizio. Prima di venire c’erano dei problemi, è una stagione difficile, ma sono un uomo positivo. Con il lavoro si può mi­gliorare. Siamo alle prese con molti infortuni, quan­do mancano giocatori im­portanti le risposte sono evidenti».

Rimane sorpreso dal­l’apprendere che ci sareb­bero dei casi. Pizarro e Menez sono fuori perché sono tra i tanti infortuna­ti.

« Menez si è operato tempo fa di pubalgia, ha una piccola aderenza che si è staccata, gli fa male, ma non è un caso. Non riusciva a fare neanche riscaldamento, mi dispia­ce, è solo un infortunio. Ma quali incomprensioni con Pizarro! Ha saltato due partite, a Londra ho cercato di risparmiarlo, ho voluto tutelare il ragaz­zo, cosa che non sto fa­cendo con Vucinic, per­ché non ne posso fare a meno».

Sull’arrivo di Montali non si sbilancia: «E’ stato chiamato dalla società, è una persona valida, farà bene, ma di lui bisogna chiedere alla società e non a me. Migliorerà il mio lavoro, io penserò so­lo alla squadra. Quando arrivano persone capaci va sempre bene».

A Udine probabilmente cambierà modulo, dopo aver fatto la conta dei gio­catori disponibili: « Pos­siamo ipotizzare tutto, mi prendo le mie responsabi­lità, non mi metto paura se c’è da fare ricorso ai giovani. Ci sono giocatori che attraversano un pe­riodo non felicissimo, ma in campo la maglia della Roma pesa, se ai giovani non gliela fai provare è difficile. Non mi faccio condizionare, cerco di mettere in campo sempre la squadra migliore, se non mi quadra nel primo tempo la cambio. Non mi diverto a cambiare, quan­do sostituisco qualcuno cambia già qualcosa, fi­guriamoci se ne potessi cambiare tanti » . L’im­pressione è che Ranieri per il prossimo anno vor­rebbe cambiare molto, ma potrà farlo?

Intanto deve cercare di gestire i giocatori miglio­ri che ha. Come :


« Certo, è in difficoltà an­che lui, non sta attraver­sando un buon momento. Daniele incarna il mio spirito, dà sempre tutto. Gioca mediamente ottan­ta partite l’anno, quando c’è la sosta va in Naziona­le e gioca altre due gare. Solo una macchina da guerra come lui può resi­stere. Se avessi la possibi­lità gli farei saltare qual­che partita, per recupera­re anche psicologicamen­te. Ma devo dirgli solo grazie perché sta facendo il massimo » .

L’assenza di è un grosso problema: « Ora che si è operato è più ri­lassato. Non mi piace da­re alibi, l’assenza di si fa sentire, ma la squa­dra deve dare di più quando mancano giocato­ri importanti».

Condivide l’accusa di Capello, che ha detto che il calcio italiano è in mano agli ultrà: «Posso solo dire che lo scorso anno alla volevamo Stankovic e non l’abbiamo preso perché i tifosi non lo vole­vano e avete visto che campionato sta facendo».