La penna degli Altri 31/10/2009 11:09

Noi tutti a modo nostro ci sentiamo un po' Taddei

E vestendo questa maglia, Rodrigo s’è preso belle soddisfazioni, ha regalato a noi, futuri Taddei, begli sprazzi di vita: persino un gol struggente, di testa, al sette, nel magico Bernabeu. Che Rodrigo! E oggi? Quel che rimane di un sogno è in quell’improperio rivolto in brasileiro-capitolino all’attonito guardalinee “Li mortasci tua!” (intuito dal labiale, seguito da una serie di considerazioni pauliste e carioca sulla madre dell’assistente in questione). Risultato: a casa Taddei, a casa pure noi. Varrebbe la pena considerare la complessità dei fatti.

Rodrigo è ragazzo d’oro, poco amato però da Madre Natura che gli ha riservato un aspetto a metà strada tra Freddy Kruger e il leader degli Aerosmith, Steven Tyler. Per compensazione gli ha però dato due gambe così, due polmoni strepitosi e una certa tecnica. Sommando il tutto, si ottiene per anni un ottimo esterno che ha regalato a Spalletti e a tutti noi, grande quantità, eccellenti qualità, e una carrellata di pugni sotto la maglia


per fare pulsare il suo cuore giallorosso.

Ma se il tempo passa persino per Julia Roberts e Kathleen Turner, non capisco perché non dovrebbe passare per Rodrigo. Così ci ritroviamo a Udine, a “li mortasci tua”, alla triste abdicazione di un uomo che non ce la fa più a inseguire tutti, a dribblare, crossare, tirare degnamente... Troppo facile criticarlo. Lui è esattamente quello che oggi siamo noi, è lo specchio di ogni pezzo di Roma, traccia di passato, indizio di ciò che eravamo e che non siamo più. Andy Warhol un giorno scrisse che “Roma è l’esempio di ciò che accade quando i monumenti di una à durano troppo a lungo”. Warhol va solo aggiornato, aggiungendo un articolo determinativo: la. “La Roma è l’esempio di ciò che accade quando i monumenti...”.

E Rodrigo Taddei è un monumento, straordinario monumento alla Roma spallettiana che correva, pressava, imperversava. Non possiamo chiedergli tutto e, per di più, per sempre. Inchiniamoci a Rodrigo, ringraziamolo, riserviamogli tributi e panchine d’oro, quarti d’ora decisivi e aiuti senatoriali. Non permettiamo più che un uomo così si trovi mestamente a insultare un guardalinee in cui vede il se stesso fuggito, la sua gioventù

svanita. Se siamo tutti Taddei, lo siamo grazie a lui. Grazie Rodrigo. Grazie amico caro.