La penna degli Altri 21/10/2009 10:35

"Mr Who" torna nella sua Londra. L’uomo giusto per sfatare un tabù

 

E proprio il quartiere di Chelsea, uno dei più lussuosi ed eleganti della capitale inglese, è quello dove ha casa Ranieri, che di King’s Road e dintorni è ormai un habitué, tanto che nei giorni di festa sale spesso a riposarsi da quelle parti. Da casa sua allo Stamford Bridge (lo stadio del Chelsea) potrebbe andare anche a piedi, mentre per arrivare al Craven Cottage del Fuhlam, che sta un po’ più in là, gli basterebbero due o tre fermate d’autobus. A Londra Ranieri arrivò nel 2000. All’epoca il Chelsea era una squadra di centro classifica e il testaccino dovette lavorare moltissimo (“e per i primi tre anni senza un pound da spendere” come ama ripetere lui stesso) per portarla ai vertici del calcio inglese, gettando così le basi sulle quali il suo successore, il poco amato Mourinho, costruì le sue vittorie. Al Chelsea Ranieri rimase quattro anni e nell’ultimo raggiunse la semifinale della ed il secondo posto in Premier. In totale guidò i blues in 199 partite ufficiali con 107 vittorie. Risultati e numeri importanti che però non vennero ritenuti sufficienti dal nuovo proprietario del club, Roman Abramovich, per confermarlo. Così nell’estate del 2004 venne licenziato e il Daily Telegraph  scrisse: «Dovrebbero mettere per contratto che non si può esonerare un tecnico che raggiunge le semifinali di ».




Un riconoscimento del buon lavoro fatto che cancellò le prese in giro alle quali la stampa britannica lo aveva sottoposto fin dal giorno del suo arrivo in luogo di Vialli. «Ranieri who?» si chiesero i giornali, per poi soprannominarlo “tinkerman” (l’armeggiatore, intendendo così colui che fa troppi cambi in panchina). Una carineria alla quale Ranieri rispose chiamando i giornalisti “sharks” (squali). Ma in quattro anni tutto cambiò e lui riuscì ad imporsi come un ottimo allenatore. E quel 2004 nel quale per il suo Chelsea cominciarono

ad arrivare i risultati e per lui l’esonero inatteso fu veramente strano, visto che oltre all’immeritato

licenziamento gli arrivò anche il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana dal nostro ambasciatore a Londra. Gioie e dolori vissuti in un periodo del quale ci resta l’immagine di Ranieri con la tuta su un campo della periferia londinese con sopra la giacca a vento del Chelsea, i pantaloni infilati dentro i calzettoni e un berretto di lana messo un po’ sbilenco sulla testa. Una sorta di Liedholm rivisitato e corretto intento ad insegnare a Cudicini junior come si para e si esce oltremanica e pronto a spiegare a Zola che i destini della squadra dipendono dai suoi piedi fatati.



Intanto promuoveva in prima squadra John Terry, sceglieva William Gallas e scopriva un giovanissimo Frank Lampard nel West Ham lanciandolo nel grande calcio. Una cosa che il campione del Chelsea non ha più dimenticato: «Claudio per me è molto speciale. Se non avesse fatto spendere undici milioni di sterline per comprarmi ora non sarei qui. E poi ha migliorato il mio gioco. Da  ragazzino, al West Ham, ero uno che correva solamente. Lui mi ha insegnato un modo diverso di intendere il calcio». Anche per questo al Chelsea lo ricordano ancora tutti con grande stima. Ma stavolta la sua Roma dovrà vedersela col Fuhlam, che di quel Chelsea è da sempre un avversario orgoglioso e gagliardo, al punto di vivere le partite contro i Blues come dei veri derby. Poi c’è quella tradizione maledetta che ricordavamo all’inizio, fatta di sei tappe dolorose dei giallorossi nella Londra dei sogni che, per loro, è quella degli incubi. Anche amichevoli, non solo ufficiali.



Nella Coppa delle Fiere del 1965-66 persero 4-1 nel vecchio Stamford Bridge del Chelsea, nella 2002-03 fecero 1-1 nel vecchio Highbury contro l’
;  nell’amichevole dell’agosto 2007 contro il West Ham persero 2-1 all’Upton Park; nell’altra amichevole, stavolta dell’agosto 2008, contro il Tottenham persero addirittura 5-0 al White Hart Lane e nella della stagione passata hanno perso 1-0 nel rinnovato Stamford Bridge col Chelsea e ancora 1-0 contro l’ nel nuovissimo Emirates Stadium. Londra, un tabù da sfatare. Con Ranieri che la conosce bene forse si può.