La penna degli Altri 17/10/2009 10:02

A Milano tocca a Vucinic


I gol di Mirko contro il Milan: uno a San Siro, tre all’Olimpico. Totale, sette punti per la Roma. Diavolo di un Vucinic. Indimenticabile la rete di testa a Dida, cross di Cicinho, 28 ottobre 2007, vittoria della Roma proprio grazie a quel gol. Poi, una rete anche nella gara di ritorno, stesso campionato, il 2-1 quasi allo scadere. Poi? La doppietta nel gennaio dello scorso anno: due a due il risultato finale, per il Milan due reti di Pato, stadio Olimpico il palcoscenico. Quattro gol da romanista, più uno quando giocava a Lecce, che fa statistica: 15 maggio 2005. Cinque in totale. Vucinic non è al meglio, ma ci sarà, magari anche caricato dal suo trend positivo contro il Milan. Mancando , farà la prima punta. Unico attaccante? Forse. Ranieri sta pensando di mandare in campo una squadra abbottonata, con un centrocampo folto ma composto da giocatori capaci di inserirsi sopra la linea dell’attacco: vedi Perrotta, titolare comunque, vedi Brighi, quest’ultimo indicato come quinto centrocampista, quello in più rispetto ai soliti quattro, Taddei, Pizarro,
e, appunto, Perrotta. Alternative? Le solite: Okaka al fianco di Vucinic che, in questo caso andrebbe a fare la seconda punta, oppure Menez dietro al montenegrino. «Jeremy ancora non può stare alle spalle di due punte, ma dietro una sì», le parole di Ranieri dopo l’amichevole di mercoledì sera contro l’Anzio-Lavinio.

L’altro dubbio di formazione riguarda Juan, che viene da una quindicina di giorni di lavoro differenziato per vari problemi muscolari, ieri ha svolto allenamento differenziato. Probabilmente lascerà il posto a Mexes, che ha voglia di riprendersi il posto da titolare. Per il resto, grosse novità non dovrebbero esserci, a parte capire se in porta ci sarà Doni o , più il primo che non il secondo.

Suonano come novità, invece, le parole di , rilasciate al neo nato mensile sulla Roma, Rivista romanista, oggi in edicola per la prima volta. Parla del suo contratto, delle società che sarebbero pronte a prenderlo a parametro zero, di Spalletti e Ranieri, dei gol e delle sue ambizioni da bomber, infine della Nazionale. Molto duro con il suo ex allenatore. «Non riusciva più a farsi capire da noi, ormai qualche problema col gruppo c’era, le sue dimissioni erano inevitabili. Visti i risultati ottenuti con Ranieri direi che ne è valsa la pena. Le battute di Spalletti davano fastidio? Io sono permaloso, un po’ sì. Lui era uno di quelli convinti che io avessi davvero bisogno di essere spronato». E le battute di Ranieri sul suo conto («le sue giocate le conoscono anche i sassi»)? «Lì per lì ci sono rimasto male, poi ci siamo parlati e mi ha spiegato il senso: vuole che invece di andare sempre incontro ai centrocampisti a volte cerchi la profondità. Ma per il resto mi ha detto di fare quello che voglio in campo. Lui è romano, con le battute ci capiamo, non ci saranno mai problemi tra di noi». Poi, il contratto. Quella firma che non arriva, ma arriverà. «Ho avuto quattro richieste negli ultimi tempi: una grande società italiana, tre straniere. Mi hanno lusingato, ma firmerò il rinnovo con la Roma. Manca solo una clausola sul dopo-carriera. Con Rosella ci sentiamo tre volte l’anno, per gli auguri. E’ schifoso sostenere che ha comprato il mio assenso con il nuovo contratto». Le squadra che vorrebbero sono , Chelsea e Real, in Italia il Milan. parla di problemi sul dopo carriera: si riferisce al ruolo che dovrà ricoprire tra cinque anni, cosa che al momento non è stata messa nero su bianco. Ancora le sue parole: sulla Nazionale. «Con Lippi ogni tanto ci sentiamo, ma sul mio ritorno ne parleremo a primavera. Io e ai ferri corti? Spazzatura». Con la tutto chiarito? «L’episodio della maglia restituita è dimenticato. Però è stata una grave mancanza di rispetto. A quanti gol voglio arrivare? Raggiungere Piola. Ne mancano 90. Ce la posso fare. Così qualcuno s’ammazza».