La penna degli Altri 25/09/2009 10:04
Roma, la difesa che non cè più
« Dobbiamo riflettere » , ha chiosato il tecnico. Ma è evidente che questo brusco peggioramento (in poco più di due stagioni) ha molte ragioni: individuali, psicologiche, collettive. Equilibri saltati, infortuni e inspiegabili cali di rendimento. Ecco perché i primi, al contrario della massima evangelica, sono diventati gli ultimi.
di Antonio Maglie
LE DIFFICOLTA AL CENTRO
Nel declinante rendimento della Roma a livello difensivo incidono, evidentemente, problemi legati alle condizioni di forma (e di salute) di alcuni calciatori fondamentali. Oggi il grande interrogativo è Philippe Mexes, dirottato in panchina da due partite; ma i tifosi della Roma hanno potuto apprezzare soltanto a sprazzi il brasiliano Juan. Eppure dovevano essere loro i fulcri del reparto. Punti di forza diventati, per motivi in taluni casi misteriosi, punti di debolezza. Larrivo di Burdisso ha colmato qualche lacuna ma proprio leclissi del francese ha impedito un uso diverso di Burdisso, cioè la trasformazione dellex interista in una al- ternativa tattica. Largentino deve fare oggi il vice-Mexes, una situazione non preventivata sino a qualche tempo fa, essendo Mexes un punto di riferimento certo, inamovibile. Giocatore inserito da anni nei meccanismi difensivi, avrebbe dovuto guidare il reparto dallalto dellesperienza e di una conoscenza della Roma che altri, ad esempio Burdisso arrivato da poco, non hanno.
Il calo di rendimento, però, ha trasformato una certezza in un punto interrogativo, obbligando Claudio Ranieri a trovare delle soluzioni demergenza che possono tamponare ma non risolvere del t utto i problemi. Nei momenti doro della Roma (quando la difesa giallorossa era tra le prime del campionato), Mexes era un argine insuperabile e intorno a lui la società (e Spalletti) aveva costruito il rinnovamento del reparto accettando la partenza di giocatori come Chivu. Nel frattempo è diventato sempre più pressante linterrogativo: cosa è accaduto a Mexes?
IL REBUS DEL PORTIERE
I vecchi allenatori sostenevano che le squadre si costruivano partendo dalla spina dorsale: portiere, libero (centrale), regista, attaccante di riferimento. Un anello di quella colonna nella Roma è saltato, precisamente dalla trentaduesima dello scorso campionato. Ranieri sembra intenzionato ad affidarsi a Lobont, nellattesa del definitivo recupero di Doni. Un dato è chiaro: in questi mesi la Roma si è dovuta arrabattare, confidando in Artur, in Julio Sergio e, soprattutto, sulla buona sorte che non sempre le ha arriso come dimostrano i numeri.
Nessuno dei due brasiliani è stato in gra- do di sostituire a un decente livello di professionalità il titolare, Doni. Non è, evidentemente, colpa degli interessati: semplicemente non è questo il loro livello. Senza portiere nel calcio si fatica ad arrivare da qualche parte perché la fase difensiva può anche essere perfetta ma poi basta un tiro dalla distanza per sottolineare carenze non più di sistema ma individuali.
Impegnati sullordinaria amministrazione, tanto Julio Sergio quanto Artur il loro lavoro lo fanno; quando si passa alla straordinaria amministrazione cominciano i dolori. Perché in quel ruolo si sovrappongono aspetti tecnici e aspetti psicologici. Un portiere insicuro trasmette ovviamente insicurezza al reparto (così com e un fase difensiva difettosa finisce per incrinare le certezze dei portieri). Ma in questa situazione, se anche gli equilibri tra i reparti fossero ineccepibili, ci sarebbe sempre un anello debole, non risolvibile con soluzioni tattiche.
Necessario accorciare le distanze. De Rossi non può fare da solo
Il sostantivo sembra avere caratteristiche mitiche e misteriose allo stesso tempo: equilibrio. Tra i reparti, ovviamente. Perché la fase difensiva non può ricadere solo sui quattro in linea. Nei giorni scorsi, dopo una conferenza stampa di Ranieri, si è parlato molto dei movimenti di Totti. Il Capitano è il valore aggiunto della squadra ma lui e Vucinic hanno caratteristiche diverse rispetto ad altri attaccanti: ad esempio, rispetto a Etoo e Milito accorciano meno, non sempre cioè li trovi dietro la linea della palla. E questo ha, ovviamente, delle conseguenze. Soprattutto se in mezzo al campo la fase difensiva finisce per pesare prevalentemente sulle spalle di De Rossi e i laterali faticano quando devono controllare luomo. Motta e Riise (ma anche Cassetti) non sono certo dei «draghi» nel controllo degli avversari e Cicinho, ormai pronto, è più unala che un terzino.
Bisogna trovare gli equilibri il che significa: aggiungere uomini alla fase difensiva; accorciare il più possibile le distanze tra i reparti che, al contrario, tendono a «scollarsi». Lo ha detto anche Ranieri, laltra sera parlando di «mezzi metri» in più o in meno. Tanta roba, nel calcio, cinquanta centimetri. Luso di Burdisso come laterale potrebbe riequilibrare la situazione nella linea difensiva ( le incertezze di Riise o di Motta sarebbero più sopportabili); il pieno recupero di Perrotta (e limpiego continuo) potrebbe cons entire linserimento sulla linea mediana in via definitiva di Brighi che potrebbe dividere meglio i compiti con De Rossi e Pizarro.
I TANTI INFORTUNI
Il rilancio di una difesa granitica sino a poche stagioni fa passa attraverso il recupero di alcuni giocatori fondamentali. Perché se è vero che il calcio è gioco collettivo, è anche vero che se poi in campo puoi mandare i più affidabili le cose funzionano meglio. La Roma, da questo punto di vista, si porta dietro la maledizione dello scorso anno: troppi infortuni, recuperi ancora incompleti e imperfetti. Recuperi fisici, atletici e psicologici. Fisico è il recupero di Doni che ne avrà ancora per un po. La graniticità della difesa giallorossa era legata alle prestazioni del brasiliano: i sessantuno gol incassati lo scorso anno sono anche il frutto del vero e proprio calvario sofferto dal portiere che poi a nove giornate dal termine ha gettato la spugna.
Fisico è il recupero di Juan, presenza fondamentale nella difesa romanista, giocatore veloce, il più veloce e la velocità è requisito essenziale per tenere alta la difesa (a Ranieri piacerebbe tenerla alta ma in questo momento la cosa non è possibile). In giallorosso Juan ha giocato poco, in maniera discontinua. Il suo totale recupero fisico insieme a quello psicologico di Mexes potrebbe fornire a Ranieri una alternativa legata allarrivo di Burdisso. Nelle stagioni migliori, spesso il ruolo del difensore laterale lo copriva Panucci che partecipava meno alla fase offensiva ma dava maggiore robustezza difensiva al reparto. In quella posizione potrebbe essere utilizzato largentino colmando in qualche maniera una lacuna romanista: i laterali a disposiz ione di Ranieri non sono notoriamente eccezionali in fase difensiva.