La penna degli Altri 29/09/2009 10:29

Julio Sergio: "Giocare nella Roma è un'esperienza unica. Spero di non andare via"

“Sono contento di poter aiutare la squadra, ma ancora devo crescere. Ho avuto questa opportunità e posso migliorare insieme ai compagni. Dobbiamo fare progressi, soprattutto sul piano del gioco”.

Qual è stata la parata più difficile?

“Forse quel tiro di Mascara oppure il cross di Capuano. O l’altro tiro deviato da Burdisso. Ma anche in occasione del gol è stato un difficile intervento. Sono dovuto andare all’indietro e poi ho avuto la sfortuna di cadere a terra proprio quando il pallone tornava in gioco”.

Comunque con le sue parate poi ha reso possibile il pareggio.

“E’ un momento molto felice per me, comincio a prendere un po’ di ritmo, penso di poter migliorare ancora, sento la fiducia dell’allenatore. Ho aspettato tre anni e adesso ho la possibilità di dimostrare il mio valore, sono contento di quello che sto facendo”.

Com’è cambiato il modo di lavorare passando da Bonaiuti a Pellizzaro?

“E’ un po’ diverso. Con il primo ci allenavamo molto sulla forza, ora invece più sulla velocità e sulla reazione, sulla reattività. Questa ritengo che sia la mia qualità migliore e mi trovo molto bene. Con Pellizzaro mi trovo bene, lui dà le linee guida, ma insieme parliamo molto e questo aiuta a lavorare”.

E’ difficile essere quattro portieri come succede nella Roma?

“Una squadra importante come la nostra deve avere tre portieri di un certo livello. La Roma deve mantenere anche in porta un livello tecnico alto. Tra noi c’è molto rispetto, anche se siamo in competizione. Si può migliorare tutti insieme”.

Con la difesa alta che vuole Ranieri il è chiamato ad uscire spesso con i piedi.

“E’ accaduto anche a Catania e con la difesa abbiamo lavorato benissimo. Loro sono finiti spesso in fuorigioco. Per un ci vuole massima concentrazione, deve essere sempre attento per intervenire se un avversario scatta oltre la linea difensiva. Deve essere sempre al limite dell’area e mantenere la posizione migliore. Diciamo che noi brasiliani, anche i portieri, con i piedi ce la caviamo”.

Ha scelto da sempre di fare il ?

“Sì, ho cominciato a otto anni e a quindici ero già in prima squadra. Cominciai nel Botafogo di Ribeirao Preto. Poi sono passato alla Juventude e al Santos. Lì giocavo con Diego, Elano, Robinho, Renato, Alex. Una bella squadra. Vincemmo due scudetti. Diego è un fuoriclasse, mi ha battuto due volte nella partita di esordio. Lo conoscevo, sapevo che sarebbe stato pericoloso”.

Riuscirà la Roma a prendere meno gol?

“E’ un problema che risolveremo. Abbiamo cambiato il modo di fare le marcature, ci vuole un po’ di tempo ma sono sicuro che tra un po’ sarà difficile fare gol contro la Roma”.

Un figlio nato a Roma, il futuro dove la porterà?

“Enzo è nato il 2 marzo, la mia famiglia si trova molto bene qui. Mia moglie Kelly è di origine tedesca e mi aiuta a conoscere Roma. Lei sa tutto sui posti più belli. In passato ho avuto la possibilità di andare via, ma sto benissimo anche con la società e spero di restare. Il mio contratto scade a giugno, ma ancora non ne abbiamo parlato. Io spero di non andare via, vorrei che mio figlio studiasse qui, la qualità della vita a Roma è molto buona”.

In ogni caso ha dimostrato di essere un da serie A.

“Penso di sì. Dopo tre anni senza giocare non è stato facile, ma ora sento che posso dare di più. Fisicamente sto bene. In estate in Brasile ho lavorato con un personal trainer e sono dimagrito tre chili. Dovevo fare qualcosa di più perché sapevo che ci sarebbe stata la possibilità di giocare”.

Qual è stata la sua migliore partita?

“Forse quella contro il Palermo. Su un campo difficile tutta la squadra si è comportata bene. Anche contro la , per essere l’esordio. Sentivo che tutto lo stadio era dalla mia parte. All’Olimpico mi sembra di giocarci da dieci anni”.

I tifosi l’hanno aiutata incitandola sin dall’inizio.

“Devo dire che anche quando non giocavo ho sempre avvertito un rispetto nei miei confronti che è incredibile. Il calore dei tifosi a Roma è eccezionale. Per questo chi indossa la maglia giallorossa sente di dover dare qualcosa in più. Non conosco un’altra situazione simile. Giocare nella Roma è un’esperienza unica per un calciatore”.

E’ rimasto legato alle sue origini italiane.

“Sì, il mio bisnonno era di Ripa Reatina e ho altri parenti a Tollo, sempre in Abruzzo. Ogni tanto vado a trovarli, li ho trovato amicizie alle quali tengo molto”.