La penna degli Altri 30/09/2009 13:09
Aspettando lo stadio unico al mondo occupiamoci dei tifosi unici al mondo

Breve. Siamo allantefatto dellantefatto. Lo stadio dei sogni, appunto. Bello, per carità. Ci monteremo la tenda dentro, moglie e pargoli, sarà la nostra seconda casa, quando e se sarà. La sensazione? Quando lo show di Trigoria finisce siamo come le creature alluscita del cinema dove hanno appena proiettato lultimo kolossal di Superman. Eccitati. Euforici. Drogati dagli effetti speciali. Al fondo di una conferenza stampa decisamente glamour, architetti, manager, progettisti, divise, grisaglie, tailleur, il moderatore da salotto buono, le battutine giuste qua e là scoccate in bella dizione, le molto persuasive e quasi ipnotiche evoluzioni della signora Mazzoleni, tra business plan, ricavi differenziali, circoli virtuosi e diversificazione delle fonti ricavo.
Due secondi e addio glamour, il principio di realtà ci passa sopra come un camion. Addio effetti speciali. La mezzanotte del tifoso cenerentolo. Via labito della festa ed ecco gli stracci. Lo stadio Olimpico di oggi, il deserto, la desolazione dei venticinquemila presenti, le casse vuote, la depressione del romanista, una squadra che, parole sante di Daniele De Rossi, non è ne carne né pesce. Insomma, un presente da incubo.
La domanda è, se è lecito, vista la preoccupante e perdurante attitudine della dottoressa Sensi, confermata anche ieri, a considerare la parola domanda e la parola polemica due sinonimi: nellattesa del dopodomani, che ne è della Roma di oggi e di domani? Con quali risorse umane e tecniche e per risorse umane intendo i tifosi arriveremo tra cinque, dieci anni allo stadio unico al mondo?
Ultima, ma non ultima. Il fantasma di Dino Viola è stato più volte evocato ieri, come il precursore del progetto nuovo impianto. Come sarà ricordato nello stadio Franco Sensi?