La penna degli Altri 01/08/2009 13:19
Il dovere di confrontarsi
Guardavo e riguardavo ieri il filmato sul sito del Corriere dello Sport e, devo dire, in quel momento ho avuto netta la percezione di quanto sta accadendo alla Roma. Per la prima volta, probabilmente dopo decenni. Un fenomeno strano, che qualcuno chiama distacco, altri rassegnazione, altri ancora ristagno di passione. Per la prima volta, dopo decenni, la gente della Roma non sa. Non sa qual è il progetto, non sa qual è il futuro, non sa cosa deve e può aspettarsi. Come dicevo, soprattutto non sa. E calato come un muro, di incomunicabilità, un velo che fa apparire tutto sfocato.
Non passa giorno che Moratti e Cobolli, Della Valle e Berlusconi, De Laurentiis e Lotito, Zamparini e Pozzo, Preziosi e Ghirardi non parlino delle loro squadre, delle loro idee, dei loro propositi, dei loro problemi. Che sono poi le idee, i propositi, i problemi dei loro tifosi. Alla Roma, no. Il mercato è asfittico, ma nessuno dice nulla.
Sulla società si sono rincorse voci per mesi - certificate da alcuni comunicati Italpetroli - ma nessuno dice nulla. Sulla gestione della squadra, a cominciare dalla tribolata conferma di Spalletti, ci sono state novità sostanziali: ma nessuno dice o ha detto nulla.
Alla Roma sta accadendo un fenomeno strano. Qualcuno, come dicevamo, lo chiama rassegnazione. Secondo il mio parere, più probabilmente una sorta di sfinimento. Fatto sta che i tifosi della Roma - una delle società più importanti dItalia, riconoscibile per il nome che porta in tutto il mondo - non sognano più un acquisto di grido. Cosa che in tempi di crisi è anche, ahimè, comprensibile. Non temono più, paradossalmente, una dolorosa cessione. No, sono stati addirittura portati, per sfinimento, ad augurarsi la partenza di un loro figlio ed emblema! Cè il Liverpool che vuole Aquilani e ho sentito qualcuno, per quello sfinimento di cui dicevamo, sperare che gli inglesi arrivino finalmente con venti milioni cash. Sperare nella cessione del giocatore che dopo Totti e De Rossi è la radice, lappartenenza.
Può esserci, pensateci un po, qualcosa di più? Augurarsi che vada via una potenziale bandiera e la potenziale mezzala della nazionale per i prossimi anni? Si dirà: ma Aquilani negli ultimi anni è stato più in infermeria che sul campo. Vero, ma anche questo, una volta, avrebbe portato a proteggerlo ancora di più. Perché è così che si fa con i figli ( e Aquilani è figlio di questi colori) che non sono riusciti ad esprimersi. E possono rappresentare davvero il valore aggiunto.
Si dirà ancora. Il problema è che alla Roma, se fosse per i tifosi, non si dovrebbe cedere nessuno. Non è vero. Negli ultimi anni, dalla Roma, sono andati via Samuel, Cassano, Emerson, Chivu, Mancini. Qualcuno tra i tifosi ha approvato, qualcuno ha protestato. La differenza è che adesso, come dicevamo, quasi ci si augura - e cè addirittura chi sarebbe contento! - che venga ceduto Aquilani. Direte ancora: ma il Milan che ha venduto Kakà? La Fiorentina che ha venduto Felipe Melo? LInter che ha venduto Ibrahimovic? Visto, che succede a tutti? Sì, è vero sta succedendo a molti. Solo che almeno nessuno è contento per la cessione di Kakà, solo che almeno Andrea Della Valle ci ha messo subito la faccia per spiegare quello che sta succedendo, solo che Moratti, con i soldi di Ibra, ha rifatto la squadra. Ma il problema non è, non può essere economico. Perché nessuno nega o può negare quanto di grande ha fatto la famiglia Sensi per la Roma. E se la Roma ora è in difficoltà, nessuno può ignorarlo o far finta di niente. Sarebbe addirittura irresponsabile negare la realtà. E daltronde, in tante occasioni, i tifosi della Roma nel passato hanno capito. Solo che stavolta non capiscono, sono rassegnati o sfiniti, perché nessuno gli parla. Nessuno gli spiega se è vero che per un milione di euro ancora non è stato comprato un portiere. Se è vero che tanti potenziali obiettivi, da Esposito a Cruz, sono già svaniti.
Ma questo, anche questo, è un problema di soldi. E il problema della Roma non è solo di soldi. Un anno e mezzo fa la Roma è stata a un passo dal conquistare lo scudetto. Questo giornale ha denunciato gli errori arbitrali ai suoi danni. Lo ha fatto Totti, lo ha fatto De Rossi, un po in ritardo è arrivato anche Spalletti. La Roma no, la Roma non ha detto nulla. Come la Roma non ha detto nulla, non sente il dovere di spiegare alla gente, con parole semplici, cosa è accaduto o cosa potrà mai accadere a livello societario. Ultimamente, ed è questo il nocciolo della questione, ai tifosi della Roma è stato tolto il diritto di sognare. E tutto questo è già inaccettabile. Sarebbe fondamentale non togliergli anche il diritto di sapere. Di parlare, discutere, protestare, condividere, di fare quello a cui semplicemente ti spinge la passione. Come si alimenta una passione senza il confronto?
La Roma è ancora unottima squadra, ma ottima davvero, che rimanendo così lotterebbe comunque per i primi tre-quattro posti del campionato. La Roma riesce ancora a portare 40 mila tifosi allo stadio per un preliminare di Euroleague. Devessere chiaro, perciò, che questo patrimonio va salvaguardato. La Roma può anche faticare e soffrire; ma non può e non deve rischiare di immalinconirsi. Questo, davvero, non lo permetteremo. Per il rispetto che si deve alla gente. Perché - nella Roma che si autofinanzia - dai dirigenti, allo staff, ai giocatori, tutti prendono il loro lauto e ricco stipendio. Perché nella Roma che si autofinanzia - sono dunque soltanto i tifosi a pagare: a metterci soldi e passione. Avranno almeno il diritto di partecipare?
Visto che in casa Roma nessuno lo fa, tocca a noi aprire il dibattito.