La penna degli Altri 17/06/2009 13:59

«Con una riforma il fatturato della A raddoppia in 5 anni»


La Premier League sta confezionando l’ennesimo contratto record per i diritti tv, la Liga accoglie tra le sue braccia Kakà e Cristiano Ronaldo. E la serie A? Gli spettatori timidamente crescono ma è troppo poco per riconquistare lo scettro di più bella del reame. Servirebbe un bel pacchetto di riforme ed è quello a cui lavorerà il centro di ricerche Arel, fondato oltre 30 anni fa da Nino Andreatta e Umberto Agnelli e di solito portato ad occuparsi di economia su larga scala. Per la prima volta si dedicherà al calcio «perché non è possibile — spiega Enrico Letta, deputato del Pd e segretario generale di Arel — che il fatturato della Premier sia il doppio di quello della Serie A, pur essendo il Pil inglese inferiore a quello italiano». Come vi muoverete? «Cercheremo di applicare metodologie economiche al calcio, come se stessimo discutendo di industria aerospaziale o turismo. Il calcio potrebbe generare più profitti e occupazione e attrarre campioni e capitali stranieri. Coinvolgendo il sottosegretario Crimi, che si sta muovendo sulla strada giusta, studieremo quelle misure che serviranno a raddoppiare nell’arco di 5 anni il giro d’affari della Serie A raggiungendo l’Inghilterra». Quali sono i motivi del gap? «In primis gli stadi. Bisogna coinvolgere i comuni, abbattendo gli impianti in centro à e ricostruendoli fuori in condizioni agevolate, con la proprietà affidata ai club». Poi c’è la fiscalità. «La Spagna oggi è un paradiso fiscale per i calciatori, l’Europa non può intervenire solo con la sentenza Bosman. L’Italia deve farsi promotrice di un’iniziativa europea che porti ad armonizzare le aliquote». Dal 2010 si passa alla vendita centralizzata dei diritti tv. «Male società dipendono troppo da questa voce. Non c’è settore industriale che possa resistere avendo una così scarsa diversificazione degli introiti. Bisogna sviluppare la gestione degli stadi ed il merchandising, con una lotta alla contraffazione. Tra l’altro, il calcio è un settore anticiclico: se lo rendiamo più competitivo potrà fare da traino all’economia del nostro Paese».