La penna degli Altri 18/05/2009 13:35

Troppe voci, poco flottante: ecco chi ci guadagna

Per il cambio di proprietà mancano due elementi decisivi: la volontà dell’ad e azionista al 66%, Rosella Sensi, di lasciare e un’offerta irrinunciabile. La solidità dei pretendenti, e soprattutto la serietà dei mediatori, è sempre al di sotto delle aspettative. La novità di quest’anno è stata la carta dell’omonimia. Per una settimana si è favoleggiato di un interessamento della famiglia di miliardari tedeschi Flick, finché uno degli eredi ha spiegato che l’avvocato presentatosi nella capitale, Volker Flick, non aveva alcun rapporto di parentela. Al suo fianco c’è un procuratore di calciatori, Vinicio Fioranelli, diventato famoso nella capitale ai tempi della favola — sportiva, non finanziaria — di Sergio Cragnotti, con cui ha mantenuto un ottimo rapporto anche dopo la bancarotta.

L’"equivoco" Flick ha fatto crescere il valore della Roma del 50% in un mese, (il 40% guadagnato nella settimana della discesa in campo di Flick) volando da 0,55 euro a quota 0,90, non abbandonata, perché la cordata "svizzera", pur cambiando e aumentando le nazioni presenti (francesi, tedeschi, fondi arabi o libici secondo le indiscrezioni), continua ad annunciare offerte imminenti.

Non manca un fronte tutto romano, grazie all’imprenditore farmaceutico Silvano Angelini, che ha chiesto, sui giornali e Tv, di comprare fino al 70% della società. L’ultimo rumor invece è un vero e proprio evergreen: l’interesse della famiglia Caltagirone. Due indizi "freschi" bastano a riaccendere le voci: Edoardo Caltagirone (fratello di Francesco Gaetano) che si candida a costruire lo stadio di proprietà della società, e la possibilità avvallata dal comune, di costruire un nuovo stadio di proprietà proprio su un terreno in mano alla dinastia di immobiliaristi.

A guardia di questo vulcano che fuma sempre, ma non erutta mai, c’è la Consob, che sta chiudendo le indagini sull’analoga telenovela dell’anno scorso, quando l’offerta di George Soros e l’esuberante avvocato Joseph "Joe" Tacopina tennero per oltre un mese il titolo oltre quota 1 euro. I commissari di Lamberto Cardia diranno entro la fine di giugno se c’era qualcuno a tirare le fila dei megarialzi (anche il 25% in un giorno) realizzati fino al 25 maggio ‘08, giorno successivo la vittoria della Coppa Italia, quando Soros si era già defilato ma Tacopina teneva aperta la trattativa.

Quell’esperienza non è passata invano, oltre al controllo capillare dell’andamento del titolo, della "coerenza" dello stesso con la pubblicazione delle notizie, la Consob ha ottenuto dalla Roma e da Italpetroli comunicati sempre più precisi. Non si smentiscono solo le trattative, ma anche telefonate, fax, abboccamenti tramite intermediari, tutto per dare qualche elemento di trasparenza in più.

La volatilità non sparirà mai, come conferma il minirally del dicembre scorso, su un possibile ingresso del fondo sovrano della Libia, che tra l’altro permise alla Roma di chiudere tra i migliori titoli del 2008. Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini sul caso Soros, con o senza mani forti a dare la linea, gli scommettitori sono tanti, soprattutto piccoli trader che puntano alla volatilità per strappare guadagni rapidi. La "sottigliezza" del titolo (poche azioni e volumi ridotti) ne è un volano. Una pratica già sperimentata negli ultimi mesi della quotazione di Alitalia. Contro chi si fosse fatto ingolosire dalle opportunità sono aumentate anche le sanzioni: fino a 25 milioni per manipolazione del mercato, con ulteriori maggiorazioni per casi specifici.

Quello che la Consob non può fare è eliminare lo squilibrio di fondo: Italpetroli ha un’esposizione da oltre 300 milioni di euro con un’unica banca, Unicredit, e finora ha mancato tutte le scadenze per una ristrutturazione, né si sono fatti passi concreti per la vendita degli altri asset della società. Nel maggio scorso tutto sembrava possibile: un clamoroso scudetto vinto in rimonta sull’Inter e un magnate straniero pronto a sborsare 280 milioni per rilevare la società. Sogni infranti e riproposti ora in un contesto più irreale: il bilancio sarà falcidiato dal rischio che la Roma scompaia del tutto dalla cartina delle competizioni europee del prossimo anno. Certa l’assenza dalla che significa una riduzione delle entrate di 2030 milioni di euro (su un valore della produzione 2008 di 160 milioni). Nonostante questo la taglia delle offerte annunciate è rimasta la stessa: 250 milioni di euro. In Borsa la squadra della capitale vale 110 milioni: se passaggio di proprietà ci sarà, non sarà a cifre in grado di far felici né i tifosi né gli speculatori.