La penna degli Altri 17/05/2009 19:00

Gli italiani fanno affari nel mondo

“Chi segue un talento deve farsi veder poco, agire velocemente e chiudere ottimi affari”. Come fanno alla Reggina, dove Bigon ha lavorato per cinque anni. In una settimana di ispezioni In Cile, sono tornati con Felipe Vargas, terzino sinistro di 15 anni che paragonano già a Roberto Carlos. C’era la coppa sudamericana Under 17 in palio, la Reggina era allo stadio “Tierra de Campeones”, in buona compagnia. La notizia in Italia si è fermata alla frontiera, in Cile hanno stilato una lista parziale dei 44 emissari accreditati. Oltre a Pierluigi Casiraghi, c’erano non specificati inviati dell’Itnter e del Milan, Ernesto Varnier e Gabriel Wainer per l’Udinese, Salvatore Monaco per il Catania, Roberto Alberti per il Lecce. Non male. Anche se il Chelsea, che avrà pure una società viziata da Abramovich e adolescente, aveva schierato Jorge Alvial, Hans Gilllhaus e Lee Congerton. Qualcuno è sconosciuto, altri sono noti, tutti sono preziosi. Ernesto Varnier è l’esempio perfetto: se i risultati della ricerca su Google sono la misura della nostra esistenza, quantomeno pubblica, si può condannare Varnier all’inesistenza. Eppure i giovani dell’Udinese trasformati in campioni, scovati in Sudamerica e soprattutto in Africa, sono un capolavoro di Varnier e degli oltre trenta collaboratori che l’affiancano, delle migliaia di filmati che l’udinese ha in archivio e fa custodire a Geronimo Barbadillo, dell’andirivieni di Roberto Policano. Sul prato di “Tierra de Campeones”, Varnier ha adocchiato l’attaccante Cesar Valenzuela e l’ha preso in comproprietà dal Palestino per 200 mila euro. Sarà un altro talento alla Alexis Sanchez, il “niño maravilla”?

 

Le presenze ai campionati del Cile dicono molto, spiegano chi, come, perché lavora. Dicono che le società di seconda e terza fascia, almeno per l’usanza italiana, sono le più adatte a fare “scouting”: perché all’estero si paga meno e si paga agevolati dal fisco, perché scoprire e vendere è un commercio che conviene ancora. Pietro Lo Monaco è in partenza, il Catania è salvo e quindi potrà concedersi due settimane tra Argentina e Brasile. Prima di Lo Monaco, c’è la curiosità su Salvatore Monaco: “Come posso mentire? Il nostro Sasà Monaco è stato in Cile. Non mi piace delegare, quando c’è da fare un acquisto vado di persona, però Monaco è bravo e affidabile”. Non perde vecchie abitudini, l’ex capo degli osservatori dell’Udinese: “Sono anni che vado in Sudamerica a metà maggio, inizio giugno. Stavolta andrò principalmente in Argentina, perché sono convinto che gli argentini siano più pronti a giocare in Italia: sia perché ci somigliano fisicamente, sia perché sanno gestire la pressione. In quindici giorni scarsi, avrò la possibilità di visionare oltre 400 giocatori all’opera in 20 partite. Vado in cerca di conferme, ovvero per guardare dal vivo chi ho già conosciuto per filmato. E vado in cerca di fortuna, perché servono un bel po’ di coincidenze per fare un affare”.

Riprendiamo il discorso Cile. C’erano il Milan e l’Inter, non c‘era la . Anche gli osservatori hanno sofferto la restaurazione di Calciopoli: fuori Franco Ceravolo, per dodici anni quarto angolo della Triade, dentro Pasquale Sensibile, oggi collaboratore del diesse a Palermo. Deschamps si dimette e Sensibile viene licenziato, e tocca a Renzo Castagnini, che completa la restaurazione e la pax romana (?): perché oltre ai passaggi più o meno gloriosi con Foggia, e Piacenza, Castagnini ha trascorso un anno all’Inter di Massimo Moratti. Dall’altro lato della Mole, con Pederzoli e Foschi a supporto, il Torino ha scelto Ribalta Sanchez, spagnolo di 28 anni, quattro lingue, giramondo. Il Torino che stenta a crescere e che barcolla sulla linea della salvezza, la prossima stagione avrà un paio di campioncini dall’Argentina e dal Brasile, già bloccati dal Sanchez piè veloce. Milan e Inter si avvalgono di una fitta rete di collaboratori, raramente devono muoversi di soppiatto: dove ci sono le milanesi, di solito ci sono già plotoni di spagnoli e inglesi. “E dove c’è ressa, c’è un prezzo esorbitante” assicura Manuel Gerolin, un altro ex capo osservatori dell’Udinese, oggi diesse del Siena. Nuovi orizzonti: “Il mercato sudamericano è vasto e dunque c’è posto per tutti, ma per il futuro” spiega Gerolin “si dovrà guardare con più insistenza ai campionato europei di seconda e terza fila. Penso alla Grecia, alla Croazia, alla Serbia e alla Repubblica Ceca”.

L'Europa si allarga, la Reggina si spinge verso il Nord, dalla Danimarca alla Svezia sino allaScozia e all'Islanda. La zona Pantaleo Corvino è dall'altra parte del mare Adriatico: dalla Slovenia al Montenegro e dalla Bosnia- Erzegovina alla Romania, i referenti della sono la maggioranza assoluta. Così si prendono Jovetic e Kuzmanovic. Carlo Osti, diesse dell'Atalanta, va più lontano: "Attenzione al movimento dell'ex Unione Sovietica: la Russia che è arrivata alla semifinale dell'europeo, Ucraina, Bielorussia e Georgia sono splendide scuole". Alla faccia dei soldi e delle stelle, il fiuto per i talenti sembra qualità esclusiva dei proletari della Serie A: il Milan e l'Inter hanno i capitali, la e le romane sono poco attive, ma dalla Reggina al Lcce è un'arte che frutta e garantisce la sopravvivenza. "Dobbiamo pensare mignon" dice ridendosela Giovanni Sartori del Chievo. Gli osservatori delle provinciali sono scafati viaggiatori, però i voli transoceanici hanno un prezzo: "Noi facciamo due, al massimo tre lunghe traversate. Durante la stagione valutiamo segnalazioni, filmati, suggerimenti, poi prendiamo l'aereo e cerchiamo di chiudere l'operazione". La differnza è scavata dalle risorse: l'Udinese ha una struttura che costa milioni di euro e copre senza fatica, anzi ci guadagna tanto; l'Inter e le grandi sorelle hanno apparati specifici: le provinciali devono mescolare amicizie, direttori sportivi e osservatori nazionali e internazionali. Ci sono infine modelli unici come quelli del , affidato in toto a Pierpaolo Marino. Il suo collegamento con il Sudamerica è un fatto storico, alimentato ogni settimana da dvd che arrivano direttamente sul suo tavolo. Conosce l'Argentina quanto l'Italia.

Nel calcio globalizzato, toglietevi di testa il mito di Oronzo Canà che salpa per il Brasile e cerca fuoriclasse sulle corriere.:"C'è chi è davvero bravo in questi mestieri, e chi" spiega Claudio Pasqualin, decano dei procuratori "aspetta la chiamata da un amico, da un agente e si prende i rischi del caso. Non si capisce perchè ci sia questa mania di guardare all'estero e ignorare la Serie B, la C, e persino la D. Ci saranno dei motivi tecnici, oltre che vantaggi prettamente economici". Viva l'Italia, urla Carlo Osti: "Noi curiamo il nostro settore giovanile e al massimo prendiamo degli stranieri che hanno già esperienze italiane". Perchè a volte sono figuracce. Come l'Udinese che portò qui il fantasista egiziano Emam Hamez, il Maradona delle Piramidi.