La penna degli Altri 02/12/2008 17:00

Dalla difesa il prossimo salto di qualità

quella che è stata probabilmente la più bella partita che sia stata giocata quest’anno all’Olimpico dicono anche le cifre della sintesi che riportiamo nella tabella qui a fianco: palle giocate, passaggi riusciti, giocate utili duelli aerei,

parate dei portieri, passaggi lungolinea e cross, palle giocate in area, corner, possesso palla, tutti, insomma, o quasi, gli indicatori più superficiali forniscono lo stesso verdetto. La differenza sta tutta nelle conclusioni: per la Roma 22 tiri di

cui 8 nello specchio e 7 occasioni da rete, equamente distribuite nei due tempi; per la 16 tiri di cui 5 nello specchio


e 3 occasioni da rete. Sostenere che il risultato più giusto fosse il pareggio, insomma, è una forzatura che si può concedere a chi, come Prandelli, tira l’acqua al mulino viola, ma oggettivamente è una teoria che non sta in piedi. Vista la qualità

mostrata nella quantità (proprio come ai bei tempi), visto

il secondo tempo costantemente gestito (dopo un primo

in equilibrio) e vista proprio la pericolosità delle conclusioni

a rete, la Roma ha portato a casa tre punti con pieno merito,

dimostrando ancora una volta come per organico, varietà di

soluzioni offensive e conoscenze tattiche quella di Spalletti

sia la seconda squadra più forte d’Italia. Purtroppo però i primi

due mesi di stagione letteralmente gettati via hanno appesantito

le sue prospettive e ora bisognerà tenere ritmi da

scudetto solo per raggiungere la .


Messe alcune cose a posto (il sistema di gioco ormai collaudato,

la presenza di , l’affermazione di Brighi, il ritorno


dei centrali di difesa su livelli di rendimento assoluti, la

condizione atletica), ora Spalletti dovrà impegnarsi per rifinire

ulteriormente il suo progetto, avendo come obiettivo

soprattutto la soluzionedi due grandi incognite: l’organizzazione difensiva non ancora perfezionata e il completamento

delle gerarchie per il centrocampo. Dove ancora la

Roma non sembra autorevole come lo è stata a lungo negli

anni passati è proprio nella fase di non possesso e, per conseguenza,

anche in alcune situazioni della fase di possesso

quando si recupera il pallone: tutto deriva dalla cautela che

continua a imprigionare i due centrali romanisti, bravissimi

sull’uomo e perciò poco disposti a concedere qualche

margine al rischio alzando la linea con maggior costanza.

Guardate il dato dei fuorigioco avversari: la linea difensiva

viola, abilissima nell’”elastico” che ha messo più volte in difficoltà

Vucinic, ha messo in offside gli attaccanti romanisti

(il montenegrino in particolare) ben otto volte. E il punto

medio in cui il pallone è stato riconquistato è stato individuato

a 42,7 metri dalla porta di Frey. Quello romanista invece

è stato assai più basso, 36,4 metri dalla porta di Doni. E in fuorigioco

gli attaccanti di Prandelli sono finiti solo 2 volte. Si

dirà: l’importante è il risultato, e la Roma ha vinto. Sì, ma ha

anche sofferto proprio per gli spazi che soprattutto quando

si trova in vantaggio concede ad attaccanti e, allungandosi,

ai trequartisti nelle terre di mezzo. Molto più abile la terza linea

, guidata da Gamberini. Restiamo convinti che


il vero margine di recupero stia lì: con una difesa più alta, la

Roma a volte rischierebbe qualcosa, ma costringerebbe gli

avversari a giocare in frenesia e su un campo più corto e, recuperando

il pallone, avrebbe i reparti più vicini per impostare

immediate ripartenze.

L’altro aspetto da considerare riguarda principalmente Pizarro,

da anni titolare indiscutibile delle squadre di Spalletti:

tra coloro che troveranno le maggiori difficoltà a ritrovare il

posto in virtù di questo nuovo sistema di gioco, il cileno è infatti

quello che potrebbe soffrire di più. Ma i posti più “centrali”

(il faro davanti alla difesa e il trequartista) sono occupati

adesso da e Baptista, e difficilmente Spalletti se ne


priverà. Considerando che Brighi a sinistra per il momento

appare intoccabile, l’altro ruolo disponibile è quello di interno

di destra, dove la concorrenza – fatte salve le rotazioni del

turn over – sarà feroce per gli altri candidati: gente che si chiama

Aquilani, Taddei, Perrotta e, appunto, Pizarro. Problemi,