In The Box 31/03/2025 17:19

L'attaccante condannato

dovbyk in the box

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Tre partite decise in meno di un mese con tre gol da attaccante non da area di rigore, ma da area piccola. Servito con un cross dalla fascia destra, poi grazie a un tiro sghembo su azione d'angolo pochi secondi dopo avere aperto davanti al portiere un piatto che senza deviazione del difensore sarebbe finito a Civitavecchia. Quindi ieri, dopo una mini azione personale quasi al rallenty ma dal coefficiente di difficoltà elevato. Artem Dovbyk segna e la Roma vince.

Undici gol in campionato, dove ha conosciuto anche la panchina, perché la sua prima stagione non è stata rosa e fiori sinora. In una Roma per tanto tempo senza né capo né coda. Parte in causa pure Dovbyk per il flop dei primi tre mesi di squadra e club, ma notoriamente per un attaccante, a meno che non si chiami Luis Nazario da Lima, è un po' più complicato attecchire su terreni diversi dal proprio habitat, figuriamoci su un terreno non idratato e concimato male, mesi in cui riceveva forse un paio di palloni a partita giocabili, perché il resto erano tutti da controllare e difendere spalle alla porta, fuori area. Specialità che un tempo fu di Bernardo Corradi. Nel Chievo. Non proprio l'ideale per il capocannoniere dell'ultima Liga.

Sempre di più nella Roma rilanciata trasforma i gol in punti da rincorsa. Un cecchino. Ha fatto pace con la piazza? Apparentemente. Perché la sensazione è che un giorno metterà d'accordo tutti soltanto se farà venticinque gol a stagione. Perché già domenica prossima, se di lui ci fosse la versione che fa storcere il naso, si tornerebbe a parlare del suo sguardo triste, del presunto bomber che non decide le partite che contano, che non vale la scusa dell'Ucraina, che non esulta. Non soltanto perché ci ha messo del suo in negativo, ma perché c'è tanta voglia di continuare a bollare come immondizia tutto ciò che è stato fatto sul mercato la scorsa estate.

In the box - @augustociardi75