In The Box 04/10/2024 11:58
Mery per sempre
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Sono dispiaciuti per l'esonero di De Rossi. Affranti. Addolorati. Spaesati. Poverini, non sono neanche stati coinvolti nelle consultazioni, come magari era accaduto quando invece non erano così addolorati e affranti per l'esonero dell'allenatore precedente. La Roma come una emozionante pagina del Libro cuore? Mica tanto.
Sembra piuttosto il remake di Mery per sempre, film che in modo spietato raccontò la storia di ragazzi difficili nella Palermo popolare di trenta anni fa, che entravano e uscivano dal penitenziario per minorenni, con Michele Placido, il professore appena trasferito dal nord, che cercava di capirli. Si parla talmente tanto di proprietà, vecchi e nuovi dirigenti e allenatori, che l'argomento calciatori non viene mai preso in considerazione come dovrebbe. Un gruppo per l'ennesima volta totalmente privo di personalità. Chi dovrebbe aumentarla, sparisce. Hummels più che da svincolato sembra arrivato da fratturato. Neanche un minuto dopo un mese di riatletizzazione.
Sta peggio di Celik e Angelino adattati a braccetti di difesa? Può essere più in forma di lui questo Hermoso delle prime uscite? Kone al momento ha la stessa importanza che aveva Brighi nella Roma di Spalletti. Marginale. Periferica. Arrivato per essere protagonista assoluto in una mediana di bradipi, viene considerato, a parole, da Juric, come un giovane che deve crescere. Parla di lui accomunandolo a Pisilli, il bambino Pisilli che per freschezza mentale mostra se non personalità quantomeno più carattere di un gruppo spento.
I calciatori della Roma sanno come funzionano le cose. Da ieri, per avere colpito una traversa contro il Real Elfsborg, Pellegrini, il più affranto di tutti per l'esonero senza consultazioni di De Rossi, sa bene di avere ricaricato il credito. Perché da ieri sera il suo esercito rinfaccia agli oppositori la "magistrale" prestazione del capitano in Scandinavia. Manco fosse Pelè in Fuga per la vittoria.
Sono tornati in auge i commenti da lapidazione su Dovbyk paracarro, e si continuano a narrare retroscena extracampo. Che toccano anche il tema Saud. Faccio una domanda che in passato facevano i filosocietari per scaricare le colpe sempre e comunque sul calciatori.
Servivano Cafu e Candela per battere i modesti svedesi?
Perché oggi è facile dire che non si sia battuto l'Elfsborg perché a destra gioca un arabo. E lo scrivo auspicando da anni (dal 2011) che non ci siano gli americani a capo della Roma. Perché col calcio non c'entrano niente. Anzi, non c'entrano un cazzo. Ma per battere l'Elfsborg non servono Cafu e Candela. Non serve Boniek Direttore generale, non servono i metodi di allenamento di Francesco Rocca e non serve nemmeno avere un presidente logorroico. Serve sradicare da Trigoria il seme dell'alibi. Serve che un capitano in conferenza stampa suoni la carica invece di rispondere come se stesse sul lettino dello psicanalista per raccontare i suoi dolori.
Perché dall'esterno la Roma sembra un centro recupero di ragazzi fragili. Addolorati, dispiaciuti, affranti, spiazzati. E pure risentiti. Perché nessuno li ha chiamati per decidere le sorti del tecnico. L'ennesimo tecnico. Gli allenatori vanno e vengono, loro rimangono. Poverini. Hanno bisogno di coccole e di attenzioni.
In the box - @augustociardi75