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In The Box 21/09/2024 12:29

Il circolo vizioso

friedkin in the box

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La situazione è sfuggita di mano. Gli altri continuano a giocare, a fare punti, a pensare alle coppe iniziate o alle coppe alle viste. A Roma si continua a partecipare a un altro sport. Ad aspettare conferenze stampa bomba, a cercare spiegazioni che siano supportate dalla logica. A immaginare e ipotizzare scenari.

Il vaso di pandora è scoperchiato. Via De Rossi, la decisione più nonsense dell'anno, spazio non a Ivan Juric (auguri), ma al "vale tutto". Coi calciatori che vengono riabilitati dai mass media perché "poverini sono rimasti spiazzati dall'esonero e addirittura hanno provato a farsi sentire con la proprietà!". Perché in fondo passano gli allenatori ma i feticisti dei sesti posti stanno sempre lì, pronti a dire, magari dopo un paio di vittorie sotto il segno del nuovo tecnico, che ora finalmente si sentono liberi di esprimersi e che si respira un'aria nuova a Trigoria.

Tornano di moda retroscena rivelatori, spesso fantasiosi favoriti dal solito e oramai banale, noioso e scontato gioco del silenzio. Un mutismo reiterato che adesso però scandalizza pure quelli che, finché i Friedkin stavano zitti e a parlare era il "nemico" portoghese in panchina, godevano nel sentire il vecchio allenatore sbraitare in solitario per poterlo poi attaccare, accusandolo di essere inelegante e inopportuno. Ora pure loro dicono ciò che urlava Mourinho. Le stesse identiche cose.

Si fanno di nuovo le carte al futuro del club. "Via De Rossi perché l'acquirente cerca una struttura snella, non eredità contratti pluriennali". Ebbene sì, tornano di moda gli spinoff sulla vendita della società. Che poi magari sarà pure la volta buona (e stavolta non ci sarebbero "vedovi"), ma senza pezze d'appoggio può davvero valere tutto. Genere fantasy e fantascientifico.

Si parte dall'esonero del tecnico, si prosegue con la scadenza contrattuale non troppo distante del CEO, si aggiunge il piano di riduzione spese già in atto, il tutto condito dalla fine del consenso popolare per un presidente che sarà contestato nelle prossime ore anche allo stadio ma oramai se ne frega perché sta facendo le valigie. Per molti, questi sono tutti indizi chiari. Ma esiste il forte rischio che siano soltanto una serie di fatti provocati da dabbenaggine non calcolata.

A proposito di stadio, gli ok per il nuovo impianto farebbero lievitare il valore del club. E allora il gioco è fatto: stanno mettendo in piedi i presupposti per passare la mano. Si parla persino di questo. I pensieri vanno ovunque, tranne che al campionato. Vale tutto. Ogni teoria viene esposta in modo legittimo. Ciò che non può valere in eterno è questa continua fuga dalla realtà calcistica. Da troppo tempo il peso specifico degli spinoff è troppo superiore alla serie televisiva sul calcio giocato della Roma.

Per questo la situazione è sfuggita di mano. Che in panchina ci sia Juric, De Rossi o Mourinho. Che dietro la scrivania sieda Ghisolfi, la Souloukou o Pinto, a Roma persino il contratto di Zalewski fa ombra alle partite di pallone.

In the box - @augustociardi75

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