In The Box 10/05/2024 13:22
L'inventario
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Salutata l'Europa League da squadra che oramai nel panorama continentale è una realtà consolidata, la Roma piano piano può guardare al futuro coniugando i verbi alla maniera di De Rossi, che si è strameritato la conferma e sta continuando a dimostrare di essere un allenatore pronto, affidabile e ambizioso.
Svilar, Mancini, Ndicka, Llorente, Angelino, Cristante, Paredes, Pellegrini, Bove, Dybala, El Shaarawy, Lukaku, Baldanzi. Questa l'ipotetica base di una Roma di buon livello per la prossima stagione. Tenendo conto del fatto che Llorente, Angelino e Lukaku sono in prestito. Intuendo chi può ancora evidentemente scrivere capitoli importanti con questa maglia. Non sarà un compito agevole per il nuovo direttore sportivo. A causa dei paletti Uefa e degli errori madornali commessi dall'ultimo dirigente operativo sul mercato. Perché alla fine la scommessa Renato Sanches non l'ha pagata lui, ma la Roma, e l'ha pagata, come era facilmente prevedibile, nel momento cruciale della stagione, quando i centrocampisti eletti titolari per forza e per necessità hanno terminato ogni riserva di ossigeno.
Perché per il reparto che necessitava maggiori interventi, Tiago Pinto, tanto amato e tanto difeso da chi odiava Mourinho, sia dentro sia fuori Trigoria, a parte prendere Paredes per sostituire Matic, ha avuto le belle pensate di spacciare Aouar per una specie di Iniesta (con i media accomodanti che hanno fatto da megafono per l'ex general manager) e di puntare le fiches della Roma su Sanches. Di assecondare un suo vizio sulla pelle della Roma. Follia.
Bisogna voltare pagina. Servirebbero tre centrocampisti, ma la Roma non ha mezzi spropositati, ne basterebbe uno dinamico, da corsa, che non sia soltanto un podista ma sappia fungere da mezzala di manovra. Perché quando la Roma non ha il pallone fra i piedi sono guai. Erano guai con Mourinho. Sono guai con De Rossi. La Roma subisce una marea di azioni degli avversari, che la bucano in velocità con una facilità disarmante. Non è colpa degli schemi ma delle caratteristiche di un centrocampo costruito coi piedi. Assemblato senza logica.
In difesa c'è da rifare le fasce. Angelino a cifre molto contenute, poco più di 4 milioni per riscattarlo, è un discreto affare low cost. Certificata l'involuzione irreversibile di Zalewski, messi a tacere quelli che fino a ieri, prima del milionesimo stop muscolare, avrebbero rinnovato il contratto di Spinazzola, e constatato che a destra sarebbe il caso di avere un titolare su cui puntare e non dovere sempre scegliere il meno peggio fra tre calciatori di livello medio basso, siamo arrivati a contare per le corsie esterne la necessità di ingaggiare almeno due calciatori, oltre al riscatto di Angelino.
In mezzo, si dorme sonni più tranquilli. Mancini è la colonna. Ndicka non può più essere messo in ballottaggio con Smalling, che rimarrebbe soltanto perché il contratto scade nel 2025. E finalmente pure i più duri di comprendonio hanno capito per quale motivo il vecchio allenatore con l'inglese in campo giocava con la difesa a tre, perché Smalling da anni non può più giocare a quattro. Perché non regge il fisico, perché se è costretto ad alzare la linea, subisce le imbucate. È chiaro, adesso? C'è poi Llorente, uno ancora buono per tutte le stagioni. Stesso discorso fatto per Angelino, a cifre contenute può essere utile.
In attacco fioccano da più parti dubbi su Lukaku, legittimi perché ha un costo e un ingaggio monstre ma, attenzione, il Chelsea fa bene a ribadire che per riscattarlo servono circa quaranta milioni, fa parte del gioco, ma la cifra si abbasserà sensibilmente, perché per Lukaku non c'è più la fila delle big. E se non restasse il belga sarebbe un'impresa prendere a prezzi contenuti una punta da venti gol a stagione. E qualcuno storce la bocca pure su Dybala. Meno legittimo, e meno logico. Perché Dybala è di proprietà della Roma e a meno che non abbia deciso di svernare a Miami, per quanto si dica che nei momenti cruciali è sempre ai box, l'argentino è quello che continua a portarcela la Roma nei momenti cruciali, nei match più importanti. A modo suo, pure De Rossi ha evidenziato che a Dybala, se sta bene, non rinuncerebbe mai.
E, anche in questo caso, soltanto i visionari deliranti convinti che gli schemi siano più importanti dei calciatori possono affermare che un calciatore vale l'altro. Dybala vale più di gran parte della rosa della Roma. E con tutti i suoi limiti fisici, a questa Roma serve ancora tanto. In un attacco che rischierebbe, senza di lui e senza Lukaku, di avere due buone alternative, El Shaarawy e Baldanzi, e nessun titolare. Perché Azmoun potrebbe restare solo in caso di rinnovo del prestito, e Abraham sembra essere tornato quello confusionario pre infortunio.
In the box - @augustociardi75