In The Box 11/03/2024 11:43
L'arma del gol
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ci fossero stati altri tre minuti di recupero, la Roma non avrebbe fatto passare il tempo tenendosi stretto un pareggio rocambolesco ottenuto a un soffio dalla fine. Perché col tempo, con il gioco e con i risultati sta acquisendo consapevolezza. Avrebbe provato a vincerla in extremis, sapendo di poterlo fare. Non è avventatezza. È capacità di rendersi conto di poterlo fare. Anche dopo novantacinque minuti senza respiro che seguivano l'esibizione perfetta di giovedì scorso. La Roma di De Rossi sa di potere fare gol, come a oggi gli avversari sanno di potergliene fare. De Rossi ha capito che deve puntare sul potenziale offensivo a cui ha aggiunto i suoi principi calcistici, rendendolo una macchina da gol.
2 a Verona, Salernitana, Inter, e Fiorentina, 3 a Frosinone e Torino, 4 a Cagliari, Monza e Brighton; soltanto col Feyenoord, andata e ritorno, si è fermata a 1. 11 partite, 28 gol, media superiore a 2,5 realizzazioni a partita. E non soltanto contro squadre inferiori, perché la Roma ne ha fatti 2 all'Inter, che in A li aveva presi l'ultima volta il sette ottobre dal Bologna, ne ha fatti 2 alla Fiorentina, squadra di alta classifica, e addirittura 4 al Brighton, che non sarà membro del gotha del calcio inglese ma viene considerato una realtà in ascesa.
Gol a grappoli, anche quando non segnano Lukaku e Dybala. Contro Inter, Frosinone e Fiorentina in campionato, e al ritorno col Feyenoord, la Roma ha fatto a meno dei gol dei suoi due campioni, andando in rete comunque 8 volte, in 4 partite, mantenendo una media realizzativa altissima.
La controindicazione non sta tanto nell'atteggiamento spregiudicato della squadra, quanto nei difetti strutturali della rosa, perché pure con Mourinho la Roma quest'anno è sempre parsa più vulnerabile, anche con un'impostazione tattica nettamente più difensiva. Perché ha terzini poco propensi alle chiusure e centrocampisti più votati alla costruzione e alla rifinitura. Per mesi si è detto che la squadra non poteva fare a meno di Bove, per caratteristiche. Non potendo mai contare su Renato Sanches, giunto al terzultimo mese di agonia romana. Eppure Bove da quando c'è De Rossi il campo lo ha visto poco, perché per il gioco del nuovo allenatore sono più funzionali in mediana i tre titolarissimi, Paredes, Cristante e Pellegrini. E a Firenze, facendo riposare il numero sette, De Rossi ha dato spazio ad Aouar e non a Bove, puntando sulle capacità offensive del francese, che infatti si è inserito per il gol del primo pareggio, ma che ha mostrato pure le sue lacune in fase difensiva.
Perché la Roma di De Rossi punta sul gioco e sulla fase offensiva, anche a scapito di "buchi" che, come evidenziato, rischierebbero di aprirsi lo stesso. Ma siccome in campionato c'è l'obbligo di inseguire un piazzamento d'oro in classifica, ci si deve affidare alle caratteristiche del gruppo, esaltandole, che sono sbocciate da quando De Rossi si è insediato. Arriverà pure il tempo di trovare una soluzione per proteggere maggiormente la propria area, in estate il calciomercato darà una grossa mano. Per ora non ci si può fermare a ragionare su calcoli opportunistici, perché la Roma indossa i panni della scalatrice e non di chi da turista si gode l'aria di montagna. La Roma ha l'arma del gol da sfruttare. E lo sta facendo egregiamente.
In the box - @augustociardi75