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In The Box 19/08/2023 18:57

Social, radio, giornali, tv: l'estate di tutti noi

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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Mentre i giornali celebrano l'ennesimo soldout di un Olimpico che unisce senza se e senza ma, sui social, ma pure fra i cronisti e i commentatori che lavorano nella comunicazione, anche questa estate si è manifestata in chiave Roma ciò che succede in ogni ambito della vita quotidiana quando commentiamo i fatti.

Abbiamo partecipato a un gioco di ruolo, ognuno di noi provando a dettare legge seguendo un copione che ha scritto di proprio pugno. Personaggi che in se stessi hanno trovato l'autore. Abbiamo ostentato, ghettizzato, ci siamo appropriati del potere giudiziario, ci siamo travestiti da censori di idee altrui. Niente di male, ci mancherebbe. L'importante è (sarebbe) non prendersi sul serio. Mantenendoci seri. Non sentendoci super partes. Perché ognuno di noi, per edonismo, narcisismo, voglia di sopraffare, di lasciare il segno, ha avuto un ruolo in questo grande gioco sociale.

Fronte Roma, dicevamo. Evidenziamo gli schieramenti. C'è il fronte dei puristi, quelli del "voi continuate pure a scannarvi, a prendervela con Pinto, Friedkin, Mourinho, con il Santos, a fare i conti sull'ammortamento e sui bonus, io il 20 agosto sto al mio posto, in piedi sul mio seggiolino". Sono quelli che chiosano ogni concetto con un rafforzativo "forza Roma". Ci sta. Che gli vuoi dire. Alcuni di loro hanno il vizio di evidenziare la "diversità", sentendosi un po' più tifosi di quelli che invece provano a mettere in discussione qualcosa. Sono i figli legittimi del "la Roma non si discute, si ama", ma la loro purezza viene contaminata, appunto, spesso, quando all'ostentazione del proprio status aggiungono una critica quasi schifata nei confronti di chi non si fa andare bene tutto.

C'è poi la categoria del "non mi sta bene un cazzo", passa il tempo, cambia la gente, ma io critico tutto e tutti. Sotto a chi tocca. Un mese a imprecare contro Pinto che trattava Scamacca, definito scarto del West Ham, per poi, una volta svanita la possibilità di prenderlo, attaccare dirigenza e proprietà perché non solo non è andato all', ma è finito all'Atalanta! E allora, "Friedkin straccioni dovete vendere a Follieri!", "Pinto incapace", "povero Mourinho che una squadra di pippe". Ma attenzione! Stare dalla parte di Mourinho per loro è un pretesto, perché al primo giro palla lento, gli strali infuocati punteranno pure l'allenatore.

Questa estate è stato fondato il Partito Pintiano Italiano. Che nelle ultime due settimane ha perso qualche iscritto. È andato fortissimo sui social e su alcune testate giornalistiche nel mese di giugno. A ogni cessione di giovani usciti dal vivaio, si urlava al miracolo portoghese. Chi si azzardava a muovere appunti, a evidenziare per esempio che non fosse così scontato che sarebbe arrivato Scamacca, veniva assaltato dalle truppe pintiane, armate di business plan con cui spiegavano vestiti da professori i motivi per cui la trattativa sarebbe andata in porto per meriti esclusivi del general manager.

C'è poi il gruppo mourinhani doc, ancora molto compatto. Ha perso qualcosa sui media nazionali, complici soprattutto interessi di bottega, ma resiste agli urti, forte pure delle difficoltà sul mercato della Roma, che discolperebbero il Mister da eventuali flop. Ammetto con sincerità di avvicinarmi molto a questa fazione, ma prometto di essere il più obiettivo possibile. Dica lo giuro: lo giuro!

Infine ci sono i predicatori a caccia di consensi. Li trovi ovunque, sono armati di retorica, logorroici, li riconosci subito. Cercano like, sono verbosi, criticano e attaccano coloro che essi stessi invidiano. Perché? Facile. Usano lo stesso modo di fare di coloro che attaccano. Si distinguono perché ostentano purezza, moralità altissima. A volte in modo subdolo provano a fomentare la massa contro la singola persona che intendono puntare, facendo leva su concetti semplici per non dire banali. Sapendo che l'uno contro uno lo perderebbero per manifesta inferiorità. Usano concetti alla portata di tutti, toccando le corde dell'amore per la squadra, condendo i loro comizi con riferimenti all'appartenenza se non addirittura all'Impero.

Insomma, ognuno di noi può sentirsi chiamato in causa. Scavandoci dentro, nessuno di noi può sentirsi escluso. Perché ognuno di noi ha in mano un megafono. Che sia un microfono, uno smartphone, una tastiera.

In the box - Augusto Ciardi

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