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In The Box 13/06/2023 11:35

Fantozzi non va in pensione

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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - A inizio anni settanta, uno dei geni italiani del ventesimo secolo, Paolo Villaggio, evidenziava e derideva a modo suo la natura subalterna fino a diventare subdola dell'italiano medio, che per il posto fisso avrebbe sacrificato un organo interno o la prole. Genuflesso davanti al potente, l'italiano medio puntava alla Bianchina color pastello e programmava la seconda casa al mare in multiproprietà. Erano gli anni delle raccomandazioni, della generazione degli attuali ultranovantenni, quelli che fino a quando rimangono in vita fanno la morale ai giovani d'oggi. La generazione che ha annidato i veri cancri del nostro Paese, creando nepotismo, tangenti, ordini professionali, lobby, clientelismo e spintarelle. Quelli che nel dopoguerra a diciotto anni entravano negli uffici pubblici a tempo indeterminato e poi in terza età, dopo essere andati in pensione sulla soglia dei sessanta, magari dopo avere fatto "entrare" al posto loro i figli, hanno rotto i coglioni ai ragazzi precari iniziando ogni frase con "ai tempi nostri...". Villaggio, voce fuori dal coro, evidenziava la loro natura mentre tutti ambivano a quella vita, forse agiata ma allineata, coperta e in parte senza midollo.

Che c'entra col pallone? Abbiamo nominato la subalternità, il fantozzismo, il silenzio imposto dal timore di disturbare il potente. La definizione sudditanza psicologica è un'ottima sintesi. Non sono un venduto ma giammai altererò lo stato umorale di chi comanda. Neanche a fronte di sfrontati affronti. L'Italia calcistica fuori dai confini ha sempre contato poco. Oggi siede alla destra del Padre, Ceferin, avrebbe i mezzi quantomeno per battere i pugni sul tavolo, ma meglio non disturbare. Una federazione forte, dopo lo scempio di Budapest avrebbe fatto da capofila a una rivolta dialettica. Zero. Qualcuno precisa che, Mourinho a parte, neanche la Roma ha mosso un dito, affidando alla firma di Tiago Pinto un comunicato manierato in cui si parte dai complimenti al Siviglia e si arriva all'elegante elenco degli errori dell'ineffabile Taylor. Una specie di rubrica sugli errori arbitrali, tipo i boxini post match sui giornali. La moviola.

In molti suonano il disco rotto del Mourinho poco convinto di restare perché non gli comprano i calciatori più forti del pianeta. Sembra di essere tornati al 2021 quando gli stessi ridevano in faccia a chi sosteneva che sarebbe potuto venire alla Roma. Mourinho "scalcia e sbuffa" perché nella messa a punto della Roma che ha in mente, c'è pure un capitolo dedicato alla postura da tenere una volta terminate le partite. Divertenti i siparietti sui marciapiedi di Milano fra Pinto e Carnevali, come no. Ma forse sarebbe il caso di sfoderare pure il ghigno dei giorni peggiori, mettere da parte i convenevoli e a volte pure il bon ton.

Ok assistere alla partita all'Olimpico contro il Leverkusen in mezzo a Gravina e Ceferin (così è stato immortalato Dan Friedkin), però non ci si dimentichi che proprio loro sono i vertici di due federazioni che la Roma ogni tanto dovrebbe prendere a spallate, perché altrimenti l'allenatore, che non ha bisogno di suggerimenti per farlo, resta sempre più solo nel club, e agli occhi dell'opinione pubblica nazionale passa per il matto da compatire. Con Gravina che, proprio ieri, precisa che nessuno ce l'ha con lui. Insomma, la federazione italiana non osa alzare la voce verso i superiori continentali. Così che le italiane non hanno difese quando arbitri non all'altezza (eufemismo) sottraggono qualificazioni o peggio ancora trofei. E se, a scalare, c'è da lamentarsi con la federazione nazionale, non si alza una voce manco a pagarla. Do not disturb.

In the box - @augustociardi75

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