In The Box 26/09/2022 15:41
Ansia al Meazza
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Roma e Inter si sono messe nella condizione di non poter sbagliare. Non perché la sconfitta sabato precluderebbe ogni forma di rivincita nei confronti di un campionato che offrirebbe ancora trenta partite, novanta punti, che bastano per vincere con largo anticipo lo scudetto, ma per colpa di un pregresso fatto di cinque sconfitte, in due, in quattordici partite.
Roma e Inter insieme hanno perso un terzo delle gare finora giocate. Siamo magnanimi. La Roma ha perso senza demeritare contro l'Atalanta, ma veniva, con in mezzo i tre punti di Empoli, da un rovescio inatteso a Udine. Subita dalla squadra che poi ne ha rifilati tre all'Inter, assurgendo al ruolo di grande rivelazione proprio perché ha demolito le due squadre che si incrociano sabato al Meazza. Perché poi l'Inter ha perso il derby e prima ancora all'Olimpico con la Lazio. Due sconfitte che, se distribuite, non rappresenterebbero una catastrofe. Il problema per Roma e Inter è la concentrazione dei cinque stop, tre per i nerazzurri nelle prime sette di campionato, quasi la metà delle partite. Due per la Roma, che aggiunge anche il pareggio contro la peggiore Juventus degli ultimi dodici anni. Ecco perché Inter-Roma fa tremare la terra sotto i piedi.
Perché un tempo tre sconfitte erano, a fine campionato, gli unici nei delle squadre che si cucivano il tricolore sul petto. Oggi, in un torneo altamente imperfetto, si accumulano kappao in meno di due mesi. E nonostante tutto si può ancora essere competitivi. Perché in fondo, per esempio, la Roma è a un solo punto dal celebrato Milan e a quattro da Napoli e Atalanta che guidano la graduatoria. E la stessa Inter, nonostante la grancassa mediatica che gioca a fare il pompiere, mentre si interroga su Simone Inzaghi, non guarda la classifica come si potrebbe mirare il piano attico dal seminterrato. Tutto questo oggi. Tutto questo fino a sabato pomeriggio. Poi inizierà la partita, e guai a chi perde. Perché la quarta sconfitta interista o la terza romanista peserebbero sul groppone come un macigno. E il pareggio forse benedetto saprebbe al massimo di brodino poco condito. Alla vigilia di clamorosamente importanti appuntamenti europei per entrambe le squadre. Perché oramai non ci si ferma più fino a metà novembre.
Non solo paure di classifica da scacciare, ma anche problemi di organico e di rendimento da superare. L'Inter recupera Lukaku che però manca da fine agosto. Perde Brozovic per squalifica e, peggio ancora, infortunio fastidioso. Punta senza troppa convinzione su Handanovic e fa i conti con una difesa che da impermeabile è diventata colabrodo. La Roma avrà Dybala da centellinare e spera che le due settimane lontane dalla Nazionale abbiano consentito a Zaniolo di togliere la patina opacizzante sullo smalto. Perché il problema della Roma è realizzativo. Se in attacco hai l'argentino e il numero ventidue, più Abraham, Belotti, Shomurodov e il rientrante El Shaarawy, è una bestemmia calcistica realizzare otto gol in sette partite, mettendo agli atti il nono attacco del campionato e guardando, per esempio, dal basso la Salernitana che ne ha fatti due in più. E il centrocampo? Se Dybala è pronto a giocare dall'inizio, forse si metterà fine al tormentone sulla coppia mediana Matic-Cristante, perché Pellegrini, un altro da ritrovare, arretrerebbe sulla seconda linea, come era previsto prima dello stop della Serie A.
Cinque giorni di calma apparente, in attesa dei nazionali. Poi un verdetto. Non il verdetto, ma uno sì. Perché sabato chi perde avrà talmente grattacapi da provocarsi una preoccupante eruzione cutanea. Chi vince, potrà invece tornare a ostentare la chioma, passata al balsamo.
In the box - @augustociardi75