In The Box 07/06/2022 13:09
Conosci il nemico
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Dobbiamo provare a puntare al quarto posto. Manifestazione di intenti resi pubblici da Mourinho prima ancora che si completasse il cerimoniale di premiazione della Roma a Tirana. Perché, mentre due settimane dopo c'è ancora chi per gioia non si rende conto che la Roma è stata premiata, e chi per livore non riesce a farsene una ragione, lui trenta secondi dopo già pensava allo step successivo. Tanto il tempo per godersi il trofeo non gli manca, ancora si gode quelli vinti col Porto. Ma per vincere si deve prima competere e poi superare una serie di avversari. La Roma in campionato più che vincere deve crescere. È finita dietro Milan, Inter, Napoli, Juventus e Lazio. Turiamoci il naso, tappiamoci la bocca e non pensiamo agli obbrobri arbitrali che almeno per il quinto posto hanno pesantemente condizionato la classifica. Conosciamo il nemico. I nemici.
Difficile definirne oggi i contorni, perché si parte da una graduatoria in cui la Roma è rimasta a distanza notevole. E perché siamo a inizio giugno e il mercato non è aperto neanche ufficialmente. Però ci sono le albe che ti fanno capire se in giornata pioverà. Mettiamo la sveglia presto, cerchiamo di capire che aria tira.
Il Milan campione, innanzitutto è una lezione. Insegna che, ok i programmi ma poi, se sfrutti la scintilla giusta accorci i tempi e passi in tre anni dall'anonimato alla gloria. Gazidis è impegnato coi rinnovi, su tutti quello del top player Leao. Alle nuove condizioni economiche del Milan, esiste la possibilità che parta, ma è più facile pensare che lo faccia tra un anno. C'è equilibrio fra i reparti, armonia in rosa, se non si registreranno partenze eccellenti, gli basterà trovare un numero nove che non sarà mai più Ibra e che sarà sempre più part time Giroud. Per l'attacco, molti parlano e scrivono di Zaniolo, ma a certe condizioni parlano e scrivono per diletto. Perché manca soltanto che aggiungano Tatarusanu alla lista delle contropartite tecniche improbabili.
L'Inter rischia di perdere altri pezzi. Dopo Hakimi e Lukaku (folle pensare di riprenderlo, perché al valore tecnico elevato fa da contraltare l'inaffidabilità di chi col Chelsea si è comportato malissimo), a oggi più di Lautaro e Skriniar il partente probabile sembra Bastoni. Sostituire calciatori forti con altri che rendano altrettanto non è automatico. All'Inter è andata male con Dzeko per Lukaku, mentre Dumfries, molto meno forte di Hakimi, è stato protagonista di una grande stagione. Si parla di Bremer, ottimo. Poi di un attaccante di grido, che arriverà, che si tratti di Dybala, Lukaku o chi per loro, alla fine l'Inter un'operazione copertina la farà, mentre in mediana ha già inserito Mkhitaryan. C'è insomma la forte sensazione che le milanesi la prossima stagione partano con un evidente vantaggio sulle competitor, anche se nessuna delle due somiglia a una schiacciasassi.
Il Napoli pare la squadra più attaccabile, punta su Spalletti ma come ogni allenatore, a parte Sarri, neanche lui è riuscito a entrare nel cuore dei napoletani. Gattuso, Ancelotti, Benitez, Mazzarri, ma possiamo arrivare agli scudettati Bianchi e Bigon, i tecnici azzurri non fanno breccia, clamoroso per una piazza che sa anche travolgere di amore. E Spalletti non eccelle in pazienza, mentre si logorava discutendo col mondo intero ha fatto un buonissimo lavoro anche se molti chiedevano di più. Lo scudetto? Alcuni elementi erano limitanti, e non bisogna dimenticare le assenze, pesantissime, registrate nel cuore della stagione. Il Napoli sembra attaccabile ma prima di capirlo vanno sciolti nodi cruciali. Koulibaly è il miglior difensore del campionato. Ha ancora stimoli? Il rapporto con l'ingombrante De Laurentiis è al lumicino? E Mertens? E in mediana? Zielinski metterà alle spalle la sua peggiore stagione italiana? Ai fianchi di Osimhen chi giocherà? Chi sostituirà Insigne? Più di un dubbio. E una sensazione, la coppia ADL-Spalletti sembra una bomba a orologeria.
La Juventus sceglie i mobili per casa nuova ma le manca sempre l'odore di quella vecchia e allora ripropone il vintage che va di moda. Dopo Allegri, ecco Pogba, per (provare a) dare senso alla mediana, pietra dello scandalo da Sarri in poi. Non basta il francese per superare tutti i problemi della seconda linea come non è bastato Vlahovic per risolvere quelli offensivi. Ma gli occhi del mondo sono puntati su Allegri, tornato troppo simile, e più incattivito, al tecnico che tra il fuoco nemico lasciava la Juventus che si votava al giochismo. Polemiche in sala stampa, nervi scoperti, cerchio tecnico-tattico che non si chiude. Il mercato sarà fondamentale nell'estate in cui salutano Chiellini e Dybala. Juventus più avanti della Roma, per piazzamento ultimo, storia (che conta sempre) e mezzi economici, ma a Torino c'è una strana aria, va monitorata. La Juventus sembra perennemente a rischio incendio.
La Lazio pur avendo un ottimo allenatore, offre una certezza. Che il calciomercato la lascerà incompiuta, salvo smentite clamorose. Lo dice la storia di Lotito. Eppure ci sarebbe tantissimo da fare. Fra contratti in scadenza, calciatori usurati, assenze di alternative di livello nei ruoli chiave, servirebbe un intervento chirurgico estivo che il club non ha nelle corde. Poi c'è il modo Milinkovic-Savic, il giocatore più forte con Immobile. Dopo sei anni sembra giunto il momento dell'addio. Ma questa cosa si diceva anche un anno e due anni fa. La sensazione è che Sarri non basti per ambire alla zona Champions League.
In the box - @augustociardi75