In The Box 09/10/2021 11:41
Il mar dei famosi
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - "Fatte la nomina e fregatenne". Regione che vai dialetto che trovi, quindi, se dal centro Italia ci spostiamo in Sicilia, "fatti a nomina e va curcati". Una volta che vieni etichettato, la pecetta non te la togli più di dosso. Capello indicava la via a Salvatore Esposito, consigliando che non avrebbe dovuto fare come Zaniolo. E infatti oggi Esposito (attaccante interessante) gioca nel Basilea. Perché Zaniolo all'epoca (due anni fa), era considerato già il bad boy del calcio italiano. Era stato escluso da Di Biagio (assieme a Kean) da una partita dell'Under 21 (con lungimiranza, ricordando poi come finì quell'Europeo di categoria), era reduce dalla prima stagione fra i professionisti e aveva fatto capire di che pasta calcistica fosse fatto, la pasta dei campioni, individuata con lungimiranza da Mancini e soprattutto da Di Francesco, che gli diede una chance quando a malapena si intuiva in che ruolo potesse giocare.
Pochi mesi, e subito la nomina. Pigrizia mentale di chi, a pensarci, fa esattamente le stesse cose di chi critica. Perché Capello, per "spiegare" quelle esternazioni infelici, disse che a Roma tutto viene ingigantito dalle "radio romane". Non rendendosi conto che in quel preciso momento si stava comportando esattamente come gli speaker di "radio romane" come li "vede" lui. E chissà quale punto di riferimento abbia per questa categoria, perché dall'esterno, lui come tanti altri, crede forse che gli speaker delle radio romane vengano selezionati in base a quanta coda alla vaccinara mangiano o a una gara di rutti e peti. Salvo poi scoprire che castronerie imbarazzanti vengono distribuite democraticamente anche, se non soprattutto, delle radio, dalle tv e dai giornali nazionali. Pigrizia mentale, pregiudizi negativi, impreparazione. Etichette. Pecette. Zaniolo genera problemi? Sì, perché i problemi sono coloro che ne parlano avendo pregiudizi negativi.
Ventuno anni, quasi due dei quali persi fra sale operatorie e fisioterapia, numeri da campione, difetti da correggere e vita da registrare, come capita a chiunque abbia la sua età. Però è più facile e sbrigativo infilarlo nella categoria bad boy. Dove hanno bivaccato, per esempio, Cassano e Balotelli. Che poi Balotelli quando fa comodo usarlo per riempire una pagina di giornale ancora oggi torna un calciatore che "è cambiato", specie quando, nel pieno di un'allucinazione, si pensa a lui in chiave Nazionale. Dimenticando che l'ultima partita decente in azzurro l'ha giocata nel 2012, otto anni fa. I luoghi comuni sono uno dei mali del nostro tempo. Chiunque rischia di farci i conti. Esistono i bad boy a prescindere così come proliferano i bravi a prescindere. In ogni ambito. Una noia mortale. Soprattutto quando tali luoghi comuni vengono propinati come una nenia insopportabile su giornali a pagamento, televisioni a pagamento, siti leggibili in abbonamento.
Luoghi comuni figli del sentito dire, tipico degli orecchianti, delle chiacchiere da social. Del nulla. Che poi, il nulla producono, contando le vendite in edicola e gli ascolti al ribasso. Zaniolo logora chi non ce l'ha. Al pari di quanto l'attesa del suo ritorno abbia logorato la pazienza dei tifosi della Roma che lo sostengono e lo proteggono. Che poi commetta errori è fisiologico. Che debba crescere anche ascoltando critiche costruttive è sacrosanto, se non vitale. Poi però si passa oltre davanti a gesti non meno esecrabili, come il dito medio sventolato al pari di un cartellino rosso appena ricevuto. Le etichette. Quelle che i giovani calciatori rischiano sempre di incontrare, e che non si tolgono più di dosso.
La loro unica accortezza, una volta che avranno capito che molte delle critiche ricevute sono figlie dell'invidia di chi le muove, è una selezione di gli gira attorno. Alcuni dei quali li chiameremo pesci spazzini. Che nuotano nel Mar dei Famosi per raccogliere le briciole che i pesci famosi producono. Appaiono ambigui perché si mostrano ossequiosi e servizievoli, disponibili e accomodanti. Si riconoscono perché nuotano disegnando traiettorie a novanta gradi, usano una specie di lingua per ingurgitare le briciole, provano a riscaldarsi con la luce riflessa dai pesci famosi, e sono pronti a mollarli di colpo andare in scia ad altri pesci famosi quando non hanno più cibo da scroccare, sempre seguendo traiettorie a novanta gradi. Sono dunque facilmente individuabili, perché fanno sempre le stesse cose. I pesci spazzini esistono. Poi ci sono gli amici. Ma questa è un'altra storia.
In the box - @augustociardi