In The Box 24/09/2021 16:05
Eh ma Luciano...
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Sono un tifoso del Real Madrid, ho la presunzione di pretendere, di esigere. Esigo e pretendo che la mia squadra oltre ad avere un undici titolare che non abbia eguali, disponga di almeno un'alternativa per ruolo, se non un paio, ma che non sia soddisfacente solo sotto il profilo numerico. Esigo che la terza scelta per l'attacco sia Jovic, che farebbe il titolare in almeno dieci squadre di caratura internazionale. Nel mio Real Madrid, lui deve fare tappezzeria, devo scordarmi di averlo in rosa. Sono un tifoso del Real Madrid. O forse no. Tifo Roma, scrivo di Roma, parlo di Roma. E molto spesso confondo l'ambizione con la presunzione.
Sono cresciuto con gli esaltatori capitali che mi raccontavano che i grandi calciatori avrebbero scelto la Roma soltanto perché qua ce stanno i fori imperiali. Poi aprivo gli occhi e mi rendevo conto che la Roma in Europa valeva poco più di un Rosenberg qualsiasi. Vengo da tre campionati che non augurerei neanche al mio peggior nemico, ho appena constatato che il proprietario oltre a iniettare decine di milioni di euro ogni mese per mettere pezze sugli sfaceli di chi lo ha preceduto, oltre ai quasi cento milioni spesi sul mercato, ha investito su uno dei migliori allenatori della storia. Però se non rimarco almeno due volte al giorno che manca un centrocampista e il vice titolare a destra, non mi sento allineato a chi evidente dimentica che la squadra viene da stagioni tragicomiche. Non mi basta avere in panchina chi dovrebbe rappresentare per me una garanzia. Non mi basta Mourinho, che è il primo a sottolineare le lacune della rosa, rappresentando con autorevolezza il pensiero di tutti. Mi inizio a chiedere se Mourinho sia ciò di cui avevo bisogno. Come dici? Ho vinto sette partite su otto? Eh però Luciano...Luciano è Spalletti, bravissimo allenatore trattato qua a Roma come un coglione, al di là del suo rapporto con Totti, al di là degli schieramenti. Luciano. Perché qua attecchisce soltanto chi viene chiamato per nome di battesimo. Persino gli sbarbati che quando Spalletti venne a Roma la prima volta avevano sì e no cinque anni, lo chiamano Luciano. Perché fa fico. Possibilmente bisogna dare del tu in conferenza stampa. O parlarne con toni unilateralmente confidenziali in radio e in tv. Eh ma Luciano...allenatore del Napoli. Che al mercato comprò Anguissa e Juan Jesus. Potendo contare su una rosa superiore alla Roma, al punto che ha perso il piazzamento Champions all'ultima giornata dopo avere vinto, dieci mesi prima, una Coppa Italia.
Mentre qua a Roma un presidente sempre più insopportabile mollava dirigenti e allenatori al proprio destino, perdeva tempo su Twitter in attesa di cedere il club. Luciano, pardon Spalletti. Perché ancora non si può dire "eh ma se fosse venuto Sarri". Soltanto perché a metterlo in croce ci stanno pensando i laziali, credendo che assieme a lui ci fosse una bacchetta magica. Luciano, il Sarrismo, e menomale che "Eusebio" non sia tesserabile perché esonerato a stagione in corso. Meglio non guardare la classifica, meglio non evidenziare che la Roma "malmessa" sia a un solo punto dal Real Milan e dall'Inter United. Meglio. Meglio urlare per chiedere l'ingresso in campo di Diawara, dopo avere passato ogni giorno di luglio e agosto a pregare Ognissanti affinché se ne andasse. Chissà, forse con Luciano avrebbe giocato. Lui a centrocampo e Juan Jesus in difesa.
In the box - @augustociardi75