In The Box 26/06/2021 17:10

Neuro 2020

In the box neuro 2020

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ipertrofia di valutazioni, esagerazioni nei commenti sulle prestazioni dei calciatori. Siamo nel 2021, la manifestazione si chiama Euro 2020, ma pure se fossimo agli Europei del 2016 saremmo fuori tempo massimo. Non esiste al mondo una fase finale calcistica (eccezion fatta, forse, per la Coppa d'Africa per via delle difficoltà nel reperire dirette e highlights dei campionati nazionali) che proponga calciatori sconosciuti ai più e ancora di più agli addetti ai lavori.

Chi ama il calcio internazionale o ancora di più chi lavora nel calcio, non ha bisogno di tre partite per valutare un difensore o un mediano che milita in una lega quantomeno di medio valore continentale. Sappiamo praticamente tutto persino dei, pochi, ungheresi, finlandesi e gallesi che giocano ancora in patria o nelle serie minori di campionati stranieri. Figuriamoci se possiamo farci travisare da una manciata di prestazioni nell'arco di un mese, a maggior ragione al termine della stagione più logorante per compressione di calendari e assenza o quasi di preparazione fisica nella scorsa anomala estate. Tutto logico. Forse troppo.

Perché poi succede che Schick faccia tre gol, di cui uno molto bello, e se non ci si è dimenticati che con la Roma contrattualmente non ha più nulla da spartire, ci si chiede come sia stato possibile farsi scappare dalle mani un fenomeno simile. Potenza dell'euro competizione o meglio del neuro delirio di un mese in cui per giunta abbiamo fatto i conti con un caldo umido tropicale che potrebbe avere alterato la nostra percezione calcistica e della vita. Schick fa tre gol e torna a essere Ibrahimovic. Peccato che in due anni non se ne siano accorti né a Lipsia né a Leverkusen, dove ha fatto ping pong fra panchina e campo nella squadra arrivata sesta in Bundesliga.

Alla voce "riabilitazione del patata" troviamo anche Olsen, buon protagonista della Svezia qualificata agli ottavi. che a Roma ha vissuto quattro mesi su otto da semi incubo ma mai del tutto bollato come inadeguato, non a caso ha continuato a essere titolare della propria Nazionale. Un buon girone che non lo riporta però sotto il sole di Roma perché alcune prestazioni, incastonate in una stagione da incubo dei giallorossi, lo hanno reso non riproponibile.

Se ci basassimo sulle prime due settimane di Neuro 2020, Kane farebbe panchina nel Middlesbrough, Mbappe sarebbe la riserva di Schick, appunto, e Luis Enrique potrebbe ambire alla panchina del Cartagena. E se la costanza, fra palco europeo e realtà, caratterizza la carriera di Paulo Sousa, che continua a collezionare flop, scopriamo che Xhaka non può circolare perché non trascina la Svizzera a forza di colpi alla Pirlo o scatti alla Davids. Un conto è non averlo mai visto e farsi domande sulle sue peculiarità e sui suoi difetti, altra cosa è bollarlo come inadeguato e non all'altezza della Roma (che poi un giorno qualcuno ci spiegherà quale sia l'altezza della Roma nel calcio mondiale).

Una realtà alterata, viziata, proposta in modo farsesco da chi ambisce ad alzare polveroni mediatici di respiro nazionale. Anche su questioni serie, delicate, meritevoli di attenzione, approfondimenti e sensibilità. Il #BlackLivesMatter in questi giorni è stato sfruttato per fare cassetta in tv, sui giornali, sui social. Colpa, anche, dell'inadeguatezza di una federazione che non ha saputo intuire in queste settimane il pericolo che avrebbero creato gli equivoci: io mi inginocchio, tu no, lui forse. Che non ha capito per tempo che sarebbe bastato istituzionalizzare il gesto per evitare deprecabili polemiche, come quando ai calciatori si dice di colorare di rosso gli zigomi per la campagna contro la violenza sulle donne. "A ogni partita, inginocchiatevi", la FIGC non avrebbe neanche dovuto spiegarglielo, ai calciatori, il motivo. Anche perché alla gente, sui social e negli ipocriti salotti televisivi nazionali pseudo politici, non interessa sapere cosa ne pensa il terzino o l'attaccante di una tematica specifica, gli basta vedere in tv ciò che si aspetta, oppure partecipare con ferocia alla discussione del momento, vestendo i panni del giustizialista o dell'avvocato difensore.

Così come ai politici serve in questi casi un argomento da spendere in campagna elettorale, tipo sciacalli. Sarebbe bastata un po' di furbizia, e negli ultimi giorni si sarebbe soltanto parlato di come battere Alaba e Arnautovic. Invece di dare il peggio sul web e in tv a colpi di "razzista di m€®️d@" o di "idiota che non sei altro, i promotori del BLM sono delinquenti". Tutti insieme indistintamente. A svilire la tematica tragica del razzismo nel mondo.

In the box - @augustociardi