In The Box 05/04/2021 15:08
Punto e a capo. Di nuovo...
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Che la Roma non fosse una squadra da scudetto era noto. Che non sarebbe stato facile tornare in Champions League era evidente. Che dopo ventinove giornate si sarebbe ritrovata al settimo posto, potenzialmente a quattro punti dalla sesta, la Lazio, è troppo. Anche perché fino a un mese fa la squadra di Fonseca era in piena corsa per, almeno, il quarto posto. Col merito di vincere tutte le partite alla sua portata. E il problema di inanellare una serie di risultati negativi contro le squadre di alta classifica. Quindi col rischio di perdere irrimediabilmente terreno qualora avesse steccato uno o più match per i quali vestiva i panni della specialista. Campanello di allarme contro il Benevento. Allerta meteo dopo la sconfitta di Parma. Diluvio a seguito di un punto nelle ultime due gare giocate con Napoli e Sassuolo. E tanti saluti al campionato con cinquanta giorni di anticipo.
Inutile sottolineare che la discesa verso l'anonimato in classifica non prevede scarico di responsabilità. Le sconfitte al pari delle vittorie portano in calce la firma di tutti. Dal terzo portiere all'allenatore, dal capitano alla terza scelta per la difesa, dalla dirigenza alla presidenza. Le disarmanti prestazioni smontano persino le attenuanti delle gravi assenze e degli errori arbitrali. Non arrivare fra le prime quattro per questa Roma, purtroppo, non sarebbe stato uno scandalo. Vedere allontanare persino i piazzamenti decorosi diventa imbarazzante.
Inutile rinfocolare la discussione su Fonseca. Perché ogni considerazione sembra da tempo essere stata superata dagli eventi. Il contratto scade fra tre mesi, i discorsi sulla clausola di rinnovo legata al ritorno in Europa A oramai sembra l'inizio di una barzelletta. Ok, c'è la prestigiosa doppia sfida all'Ajax, ma il rapporto fra la Roma e Fonseca da mesi sembra stare in piedi pro forma, per ragioni contrattuali. A qualcuno non va a genio (eufemismo) da mesi, mentre il proprietario del club impassibile come la sfinge parlerà evidentemente coi fatti rimandando per la soluzione a pagina 38, quella dell'ultima giornata di campionato. Il miracolo Europa League cosa potrebbe aggiungere? Ammesso che sia possibile immaginare che questa squadra elimini l'Ajax, e che sia poi capace scalare il K2 calcistico sovrastando verosimilmente Manchester United e Arsenal.
Si parla solo del dopo Fonseca. Legittimo. A patto che esista la possibilità non solo di alzare il livello di chi allena ma anche di chi dovrà essere allenato. Allegri, Sarri, nomi di grido, gente vincente. Ma, in quanto tali, giustamente pretenziosi. La Roma coi conti in rosso è in grado di allettare un tecnico che dovrà presentare una lista della spesa che preveda almeno un portiere affidabile, un bomber, un centrocampista di caratura internazionale e alternative di livello superiore a quelle attuali? Perché troppo spesso ci si aggrappa agli allenatori e ai direttori sportivi, pensando che moltiplichino pani e pesci. Niente di più sbagliato. Non che Fonseca non abbia commesso errori, figuriamoci. Oneri e onori da spartire, nessuno si senta escluso, ma il rischio di mistificare la realtà è sempre dietro l'angolo.
Questa non è la storia dell'allenatore maltrattato a Trigoria al quale hanno tarpato le ali. Ma non è neanche la favoletta sul tecnico inadeguato che ha distrutto le capacità di intendere e di volere di una squadra fortissima. Questo è semplicemente il momento di capire cosa fare da grandi. Così come non basta avere Cristiano Ronaldo per vincere la Champions League, non è sufficiente azzeccare l'allenatore per tornare nel calcio d'élite. Ma in questo momento sarebbe già tanto se ci fosse la certezza che chi è dentro la Roma sia investito dallo spirito di comunione di intenti.
In the box - @augustociardi75