In The Box 24/04/2021 13:29
Il fato e il fado
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Roma città è, per acclamazione, il centro del mondo. Roma squadra deve, semmai, essere accompagnata al centro del mondo. Serve realismo. Non bastano il ponentino (che negli anni ha lasciato il posto alla meno romantica bafogna) o i fori imperiali visti dal drone per concedere al calcio della capitale l'accesso nel Gotha pallonaro.
La Roma nei decenni ha avuto bisogno di figure forestiere per affacciarsi dall'attico. Dino Viola scelse Falcao, Franco Sensi optò per Capello e Batistuta. Ma all'epoca c'erano mezzi economici, per ragioni diverse, nettamente superiori a quelli attuali. Però la storia del calcio presenta quelle opportunità che non somigliano alle occasioni ma che come le occasioni vanno colte al volo dopo averle ponderate. Col rischio di impresa che caratterizza non la spregiudicatezza ma il guizzo. Di proprietari che pur seguendo il fil rouge della sobrietà, sostengono il calcio sostenibile con mosse atipiche finalizzate alla crescita, al consolidamento.
Quando De Laurentiis ingaggia Ancelotti, squarcia il cielo. Chi se lo sarebbe mai aspettato fino a pochi giorni prima dello scenografico annuncio del presidente? Ma come? Re Carlo che ha fatto tendenza a Madrid, Parigi, Londra e Milano manco fosse uno stilista scende a piedi un paio di piani per andare dove fino a pochi giorni prima aveva alloggiato con gloria un allenatore, Sarri, distante anni luce dallo status del top manager? Questione di scelte. Quella di Ancelotti, che decise di rimettersi in gioco sposando un progetto diverso dai suoi standard. Quella del Napoli, che corse il rischio di impresa di impegnarsi con lui, preferendolo a una nuova scommessa, perché puntare all'epoca su Semplici o De Zerbi significava ripartire da zero, e trattandosi di una scelta già fatta con Sarri, avrebbe avuto anche meno fascino.
La Roma è al momento delle scelte, condizionate però dalla necessità di far quadrare i conti. La sostenibile concretezza del calcio sostenibile. La Roma è davanti a un bivio. Può liberarsi di esuberi che caro le costano, ma più che di un direttore sportivo avrebbe bisogno di un mago che le consentisse di sgravare dal libro paga gli stipendi di Pastore e Fazio, Dzeko e Santon, più quelli dei cavalli di ritorno Nzonzi, Kluivert e Under. Può puntare sulla vendita dei gioielli di famiglia, ma poi? La settima in classifica che perde qualcuno tra Mancini, Zaniolo, Ibanez, Veretout e Pellegrini? Difficile immaginarlo, considerando alcuni recenti rinnovi di contratto.
Parliamo di allenatori. Calcio sostenibile in teoria significa De Zerbi, richiesto in Ucraina, significa Juric, forse Italiano. Ricominciamo? Perché no? Puoi fare il boom sapendo di poter fare anche il botto nell'accezione negativa del termine, ma questo vale per tutti, pure al Napoli alla fine andò male con Ancelotti. Nessuno può darti certezze, neanche se compri Cristiano Ronaldo in funzione della Champions League. La Roma è davanti a un bivio, più per l'allenatore che per i calciatori. Sarri è la perfetta via di mezzo fra la scommessa e la scelta di un top manager. Più tendente al top che al betting. Allenatore vincente, lo dice la sua storia recente, Sarri ha fatto il salto, al netto di spigolature caratteriali e dialettiche che lo rendono uno spacca opinione pubblica. Prendendo lui lasceresti qualcosa di intentato? Avresti fatto di sicuro una scelta di livello, ma forse ti rimarrebbe la sensazione di non avere affondato il colpo su uno tecnico che, con qualche anno in meno sulla carta di identità, somiglierebbe molto a ciò che tre anni fa era Ancelotti quando scese dai piani attici per andare a valorizzare il dignitoso appartamento che sembrava non potesse mai ospitarlo.
In the box - @augustociardi