In The Box 17/11/2020 13:38
Ghostbusters
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La Roma di Fonseca al mercato di gennaio avrebbe bisogno di un medium. Qualcuno che, entrando in connessione con il paranormale, interceda per conto terzi e liberi Trigoria dalle presenze ultraterrene. Dopo due mesi passati a chiedersi se questa squadra funzionerebbe meglio coi fantasmi toscani, Allegri e Sarri (il terzo di quella regione, Spalletti, viene evocato da anni senza più tanta convinzione) o sospirando sui fantasmi domestici.
Basta un gol a Parigi o una sufficienza piena in Nazionale e la domanda "quanto sarebbe servito Alessandro Florenzi sulla fascia destra?" torna in auge come la presenza a Sanremo di Francesco Gabbani. Troppo banale farsene una ragione della sua legittima decisione di recidere il cordone ombelicale (mantenuto in vita dal contratto non in scadenza). Il logorio della vita moderna impone di non riuscire mai a chiudere le storie senza strascichi. Le aule dei tribunali affollate da cause divorzistiche vengono ricreate sui social, nelle discussioni televisive e radiofoniche.
"Florenzi a centrocampo, con la difesa a tre, sarebbe stato perfetto, mannaggia a Fonseca". Già, questo allenatore mangia romanismo che a un certo punto si è messo di traverso pur di non dare spazio all'ex capitano. A breve magari le cronache marziane racconteranno che il portoghese in preda a deliri di onnipotenza abbia esclamato, vestito non da Zorro ma da Napoleone, "tutti, persino Piris, ma non lui!". Potenza dell'H501. Se Florenzi fosse nato, che ne so, a Castiglioncello, o a Campello sul Clitunno, non ci sarebbe tanta curiosità da andare a spulciare i tabellini del Paris sui siti che aggiornano i risultati live per sapere se ha giocato, quanto ha giocato, dove ha giocato, se ha segnato, contro chi ha segnato e quanti assist abbia sfornato.
Arrivare alla evidentemente troppo banale conclusione che in merito a un rapporto calciatore-allenatore che non è stato mai di amore (tecnico) a prima vista, il ragazzo abbia legittimamente deciso di lasciare la casa madre, non va di moda. Meglio leggere tra le righe, che poi non direbbero nulla se ci si attenesse a quanto detto di recente da Fonseca ("ha deciso di andare via, non ho chiesto che fosse ceduto"). D'altronde, viviamo nell'era del "ci fanno sapere persone vicine al suo entourage", quindi davanti a una dichiarazione netta e secca dell'allenatore si preferisce interpretare la frase di Voltaire da Florenzi postata nelle ore successive. Per affermare che il riferimento fosse alle parole del tecnico e la risposta fosse polemica.
E poco importa se nel frattempo Fonseca abbia reso decorosa una fascia destra su cui fanno i turni, spesso decisi dalla sorte, Bruno Peres, Karsdorp e Santon, calciatori che sei mesi fa forse un tifoso della Lazio avrebbe augurato di avere alla Roma per un'intera stagione.
Florenzi, Allegri, Sarri. Il passato che non si dimentica o il futuro che mai ha preso in considerazione di sposarsi col presente. Suggestioni, allucinazioni, intossicazioni da pregiudizio negativo. Pietre su ciò che è stato che vengono continuamente rimosse, pietre che spesso vengono lanciate verso Fonseca per poi nascondere la mano. Fino a ieri, un povero scemo, oggi meritevole di un carico di responsabilità perché "e se questa Roma fosse da scudetto?". Sale artatamente l'aspettativa oggi, diminuirà la lode domani se alla fine della giostra la squadra sarà tornata in Champions League. Senza Allegri, Sarri, e senza Florenzi, sapendo a memoria però quante presenze, gol e assist avrà fatto durante la stagione col Paris Saint-Germain e con la Nazionale. Chiamate i Ghostbusters.
In the box - @augustociardi75