In The Box 07/07/2019 20:17
Libertà
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - È diventata virale l’intolleranza. O la penso come dici tu o ho interessi dietro il mio modo di essere. L’ignoranza mette tristezza. Il tutti contro tutti trova nei social network lo sfogatoio ideale. Una royal rumble senza esclusione di colpi, senza regole. Uomini e donne mascherati come manco Tiger Mask nel catch asiatico anni ottanta. Roba che Ultimate Warrior era un dilettante. Gente abituata a vivere nel recinto del retropensiero che si veste di sospetto. Siccome tu hai un pregiudizio, è impossibile che non lo abbia anche io. E quando esprimono concetti diversi dal tuo limitato punto di vista, ti armi di tastiera e li combatti. Sulle questioni politiche si rischia il penale. Se auspico pene dure per chi delinque, sono fascista. Se non ho paletti ideologici sono una ‘checca’. Occhio esprimere un’opinione sui migranti che rischio, a seconda di chi mi risponde, di meritarmi l’ebola o di fare una brutta fine assieme a Salvini. Che povertà di pensiero. Pure per il calcio oramai è tutto esasperato.
Il tutti contro tutti nasce dal delirante principio che tu sia più tifoso degli altri. Beata libertà. Quella che i severi censori e giustizieri non conosceranno mai. Esiste ancora un modo di tifare Roma. Quello che consente di criticare aspramente la proprietà e la dirigenza per i pessimi risultati sportivi, ma di essere pronti a lodarne l’operato se i risultati stessi dovessero finalmente volgere al bello. Nonostante ci si scapicolli a parlare e a costruire “carri” su cui salire decidendo chi farci salire, manco fosse carnevale. Avete mai sentito parlare della parola coerenza? Amo, quindi critico. Concetto già espresso. Posso sbattere la testa al muro se parte Dzeko ma valutare positivamente l’arrivo di Pau Lopez. Leggasi capacità di scindere. Come quando si dà cinque per il mercato dello scorso anno ma si ritiene che la rosa sia comunque, minimo, da quarto posto, e che sia stata una bestemmia chiudere alle spalle di Atalanta, Inter e Milan. Per non parlare della Coppa Italia. Voglio vincerla? Sono antico, non sto al passo coi tempi, quella coppetta è roba da museo: lasciatemi vivere il mio démodé crepuscolo in santa pace, se un giorno la Roma dovesse vincerla non sentirò il bisogno di festeggiarla assieme a voi che avete lo sguardo dritto e aperto sul futuro.
Capitolo Totti: nessuno sarà mai come lui in campo, ma se penso che extra campo abbia anche commesso degli errori, sul finire di carriera e da dirigente, mi daranno dell’irriconoscente, ma in tutta franchezza non avrò tempo e voglia per ribattere che gli acritici siano accecati senza rimedio dalla sua grandezza calcistica. Continuerò ogni giorno che passa a sentire la mancanza di De Rossi uomo e calciatore senza sentirmi nemico della società, e ad auspicare che un giorno venga un riccone a rilevare la stessa, per fare grande la Roma, pronto nel frattempo spellarmi le mani se Pallotta, Baldissoni e manager vari riusciranno come eroi a far giocare la squadra nel suo stadio di proprietà. Come dite? Non mi espongo? Non mi schiero? Sembro un democristiano della prima ora? Vi abbraccerei se non mi foste indifferenti. Siete schiavi dei vostri virtuali personaggi, avete messo la vostra chiesa al centro del villaggio, che poi non è un villaggio ma un cortile, ma che dico cortile, cameretta, quella dalla quale immaginate di andare a comandare convinti davvero, poveri cristi, che siate depositari dell’unico modo in cui si deve tifare. Ma in realtà, e non lo saprete mai, non avete mai assaporato la possibilità di potervi esprimente in libertà.
In the box - @augustociardi