In The Box 03/06/2019 01:01
Alisson, prova costume e rime baciate
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Non basta vedere vincere l’odiato Liverpool che mette la ciliegina sulla torta di panna rancida di una stagione da dimenticare. Manco fa in tempo Skomina a fischiare la fine della partita e ci tuffiamo a bomba nell’autolesionismo sadico, facendo la prova costume vestendoci da Tafazzi. Tanto il costume da bagno col clima impazzito sta bene in fondo all’ultimo cassetto del comò.
Mentre il mondo si fa abbagliare dalla dentatura scintillante di Klopp, i tifosi della Roma si scannano su Alisson e Salah. Ed è subito estate 2018. Ed è subito estate 2017. Salto e doppio salto mortale all’indietro. Senza rete. Nella rete, sui social. Ovunque. Hanno vinto loro la coppa. Forgiati a Roma, sfruttati in senso buono altrove. Non bastano i problemi attuali e le preoccupazioni per il futuro, facciamoci del male. Parliamo del passato. Se ci avanza tempo ricordiamoci che un anno dopo la partenza da Roma, Völler vinse la Champions League col Marsiglia.
Ci sfugge sempre un dettaglio. Ottenebrati dai neologismi, belli e pieni d’amore, facciamo combaciare l’inflazionato romanismo nel pericolosissimo romanocentrismo. Non soltanto perché fanno rima. Abbiamo il brutto vizio di pensare che tutto il mondo del calcio ruoti attorno alla nostra squadra, che poi fa scopa con la nostra città. Logico rimpiangere, all’atto della partenza, le cessioni di calciatori di primissimo livello. Deleterio continuare a renderli argomenti attuali. Certo, le loro cessioni sono figlie di una politica societaria che ha pagato finora quasi soltanto in termini economici. Ma rinfocolare le polemiche nuoce alla salute, alimenta le divisioni, non li riporta indietro. Una constatazione con relativa considerazione a latere è però doverosa. Constatazione amara: calcisticamente parlando, abbiamo sempre contato poco più di zero quando ci confrontiamo con gli stranieri. In campo e fuori. Se un Alisson viene venduto, sia per sua volontà sia per interessi economici della Roma, apprendendo che va al Liverpool, lo consideriamo un povero idiota: ma come? Lascia la capitale del mondo, l’Urbe eterna per la grigia città portuale? Ficchiamocelo in testa, una volta per tutte: non basta essere gli eredi di Giulio Cesare per fare parte del gotha pallonaro.
Sanguinano i polpastrelli che digitano sulla tastiera per scriverlo, ma il Liverpool per storia, vittorie, blasone, ricchezza, nel confronto ci devasta. Non si trattengono i calciatori con la pajata cotta a puntino. Preoccupiamoci piuttosto perché la Roma non riesce a spostare l’ago della bilancia. Anzi, riesce sempre a mostrarsi poco ammaliante, quasi da starne alla larga. Auto infliggendosi pene evitabilissime. E qui siamo alla considerazione: preso atto della manifesta inferiorità, si evitino una volta per tutte quegli errori macroscopici che ci rendono ancora meno appetibili agli occhi di calciatori che, anche causa di questo motivo, non fai nemmeno in tempo a comunicargli che stai ascoltando una proposta per venderli, che loro hanno già fatto la valigia pronti ad andarsene senza neanche riflettere.