In The Box 08/05/2019 23:43
Breve storia triste
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Quante volte avete criticato aspramente vostro figlio o vostro padre, un fratello e magari quante volte avete bruscamente rimproverato il cane indisciplinato? Risposta ovvia, tante. Giusto e sacrosanto criticare anche la propria squadra del cuore, soprattutto quando si notano errori che potrebbero essere corretti e invece vengono reiterati. In campo come fuori. Chi ama può ferirsi e al limite risentirsi. Chi ami ti ferisce, se chi ti ama ti ferisce lo fa in buonafede, quasi sempre. Si ama anche sapendo di rischiare le ferite. Altrimenti sarebbe il libro cuore, o il mulino bianco.
Amare, ferirsi, criticare, sbattersi la verità in faccia per consolidare l’amore. Criticare. Sane attività legate a un sentimento che una volta deflagrato non ammette quasi mai raziocinio. Ma pretende senno, responsabilità, rispetto. Il rispetto. Caposaldo imprescindibile. Se manca il rispetto inutile parlare di tutto il resto.
Torniamo nella famiglia, non quella del mulino bianco. Se un figlio deride un padre che ha commesso un errore, di calcolo o per imperizia conclamata, sarà pure un figlio, ma ingrato, per non dire infame. Se un padre ridicolizza il figlio per un brutto voto a scuola, nonostante l’impegno o per colpa di limiti intellettivi, è il peggior padre sulla faccia della terra. Amare non significa dileggiare. E se un padre vede gli altri deridere il figlio, si trasforma in scudo. Mio figlio lo critico io, lo metto io spalle al muro. Voi andate a deridere i vostri, di figli. Dalla famiglia all’amore per una squadra di calcio si scende di livello, ma il senso è lo stesso.
Qualcosa nel rapporto tifosi-squadre è mutato negli anni, ha seguito probabilmente il corso sbagliato dei social. C’era una volta Bud Spencer con la maglia della Roma. Ma come? Non era simpatizzante laziale? C’entrerebbero i laziali se a realizzare il fotomontaggio Bud-Mattia Destro fossero stati loro. Invece no. A rendere virale il meme sono stati i romanisti (?). Destro era in difficoltà, infilato nel tunnel degli infortuni. Di sicuro non si divertiva, probabilmente aveva messo su qualche chilo, altrettanto di sicuro non meritava il dileggio. Perché il tifoso, si consenta, può essere feroce critico del suo calciatore, ma se lo dileggia in quel preciso momento sta cambiando squadra. Poi magari torna a tifare giusto, ma in quel momento fa quello che dovrebbe semmai appartenere a un interista quando sfotte il milanista, al granata se deride lo juventino. Al laziale quando si crede simpatico facendo ironia sul romanista.
Da Bud-Destro a Dzeko-Cieco, perché colui che avrebbe trascinato la Roma in semifinale di Champions League il primo anno stentava e sbagliava gol clamorosi. E allora ecco il fotomontaggio: Edin in campo con cane guida e bastone bianco. E qualcuno rideva pure.
Passato recente e presente. Conte scarta la Roma. Molti ci sono rimasti malissimo, tanti altri hanno criticato perché in Conte vedono o vedevano la rivalsa nei confronti di un calcio egemonizzato, ma non dalla Roma. Sacrosanto anche inasprire la critica, per colpa di una società che ha sbagliato di recente più allenatori che partite. Amare non significa coprire a prescindere altrimenti l’amore diventa tossico. Poi ci sono quelli, tanti o pochi chissà ma contarli è fastidioso, che hanno reagito ridendo sguaiatamente e deridendo la Roma. Quasi stessero temendo che Conte, trattato dalla Roma, potesse davvero arrivare. Romanisti che deridono la Roma. Risate che si mischiano e si confondono con quelle dei laziali che ieri dall’intervista a Conte hanno appreso che l’ex cittì non sarebbe arrivato, tirando un sospiro di sollievo. Che tristezza.
In The Box - @augustociardi