In The Box 17/04/2019 21:23
La lezione e i pappagalli
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ci faranno odiare l’Ajax. Quella sfavillante squadra piena zeppa di talento e sfacciataggine, che gioca a memoria e non si ferma mai. Ce la faranno odiare perché vorranno farci credere che l’Ajax venga da Marte e che sia la prima volta che compie un’impresa sensazionale. Ci ricorderanno che a te hanno rifilato il bidone Kluivert mentre si sono tenuti la stella Neres, omettendo di dire che se volevi prendere un talento ad Amsterdam dovevi giocoforza anticipare i tempi di un anno per potertelo permettere, perché Kluivert nell’Ajax che ha steso la Juventus si giocherebbe il posto proprio con Neres, che Neres due anni fa all’età di Kluivert sembrava un brutto anatroccolo e che a fine stagione invece di quindici milioni ti sarebbe costato non meno di cinquanta.
Ti diranno che se vuoi lottare per il vertice devi copiare il Modello Ajax, che forse non vincerà neanche l’Eredivisie. Maledetti modelli. Dal Borussia Dortmund all’Atletico Madrid, pare che nel mondo ci sia sempre qualcosa da copiare. Che poi significa scimmiottare, perché si dimenticano i contesti, le storie dei club, le politiche adottate senza soluzione di continuità da decine di anni. Ti diranno che se cerchi un allenatore magari puoi puntare ten Haag, che altrove probabilmente verrebbe esonerato entro il mese di novembre. Ti ricorderanno fino alla nausea che De Jong è stato pagato un euro, che il cartellino costato di più è quello di Tadic, che lasciata l’Inghilterra non avrebbe entusiasmato neanche i tifosi del Chievo se lo avesse comprato Campedelli.
Che il segreto sta nel gioco, come se si stessero vantando di avere scoperto l’acqua calda, come se l’Ajax non giocasse in quel modo da almeno cinquant’anni. Che Davide ha battuto Golia e quindi “si può fare”, perché l’Ajax fattura meno di cento milioni contro gli oltre cinquecento della Juventus. Ti rinfacceranno di non aver preso Ziyech come se potesse bastare lui per avere più soddisfazioni da una squadra che non ha mai avuto una fase difensiva perché non ha in rosa centrocampisti di corsa e fatica. Ti faranno odiare l’Ajax perché dopo avere enfatizzato anche i minimi dettagli della vita di Cristiano Ronaldo, ora lo scaricheranno come un Nicklas Bendtner qualsiasi, come se per alzare trofei bastasse fare un giro in bicicletta per i Paesi Bassi e fare razzia di minorenni abili nel palleggio.
Ti faranno odiare l’Ajax ma non evidenzieranno l’unica grande lezione impartita dai ragazzini terribili d’Olanda: l’Ajax non si è sentita battuta in partenza. Se l’è giocata. A modo suo. Ognuno ha un proprio modo per giocarsi le carte di cui dispone. Fondamentale è non sentirsi battuti prima ancora che inizi la prima mano. Grandi e piccole, in Italia, quasi sempre affrontano la Juventus con la verve di chi va sul patibolo per lasciarci la testa.
La Juventus, nettamente il club più organizzato e ricco, la squadra nettamente più forte e con più soluzioni, è diventata il grande alibi delle presunte rivali. Dei presidenti, dei dirigenti, degli allenatori, dei calciatori. Perderci senza l’onore delle armi è l’ineluttabile scontata conseguenza del suo strapotere. Finire a venti-trenta punti di distanza la regola da mandare a memoria senza sentirsi in colpa. Anche per questo la massima soddisfazione stagionale per venti milioni di tifosi non juventini è l’eliminazione dei bianconeri dalla Champions League. Logico, ma incomprensibile, che se affermi “visto? L’Ajax non si è sentita vittima sacrificale”, ti risponderanno in automatico “te credo, a noi ci hanno venduto quello scarso, Kluivert, e si sono tenuti i più forti”. Come i pappagalli che negli anni settanta e ottanta stavano appollaiati sul trespolo all’ingresso dei bar. Quelli che manco entravi e già ti avevano salutato con le due-tre parolacce mandate a memoria.
In the box - @augustociardi