In The Box 19/04/2019 20:19

Cruel Intentions

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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Abbiamo passato i primi quattro mesi di questa malinconica stagione calcistica italiana con un ronzio nelle orecchie: “Cristiano Ronaldo fa bene al calcio italiano”, come se di colpo,all’atto della firma con la , si fosse moltiplicato per venti, distribuendosi poi per ognuna delle restanti diciannove squadre. Cristiano Ronaldo fa bene alla . Nonostante non sia bastato per arrivare in fondo in League. Attenzione. Bastato. E non “servito”. Perché più di segnare cinque gol nelle ultime tre partire cosa avrebbe dovuto fare? Pressare De Jong? Parare il colpo di testa di De Ligt? O fungere da tutor per il Dybala versione visto contro l’Ajax? Ad avercene, in squadra, di Cristiano Ronaldo. Ma non ha il dono dell’ubiquità e nessuno ha i soldi della . Che da lui ripartirà. Il problema è capire come ripartiranno le altre. Di sicuro da un fallimento colossale in Europa.

Vale per la ma anche per il . Che ha inchiodato maldestramente davanti all’. La Roma avrebbe potuto fare di più ma un mese e mezzo fa boccheggiava, l’ ha deluso, il Milan idem, la Lazio oltre confine non ha lasciato tracce, la brillante Atalanta manco è partita. Flop tricolore. Serie A poco allenante? Forse. Di sicuro poco competitiva, se è vero che ci si scanna per un posto da piazzati. Ad anni luce dalla vetta. Ci si deve attrezzare. Ma come? La Roma che nel board dirigenziale ha solo posti in piedi, prova a fare spazio per aggiungere un’altra figura. E sfoglia la margherita dell’allenatore. Il scopre che non basta se poi il mercato si riduce all’inserimento di uno massimo due calciatori che non necessariamente possono fare la differenza, l’ gode di una fama al momento superiore rispetto alle reali possibilità di crescita, perché fino a ieri sembrava in grado di mettere in panchina chiunque guadagnasse più di dieci milioni l’anno e di comprare chiunque costasse più di quaranta milioni, e oggi si scopre che confermerebbe più per evitare di pagargli due anni del contratto in essere che per convinzione. Il Milan in linea teorica sarebbe nelle mani dell’Uefa. Ne va del buon nome (ahahah!) del Fair Play Finanziario. Quindi? Quantomeno si riparta con convinzione. La convinzione non costa denaro ma idee chiare. A forza di sperare per campanilismo che la venga eliminata ogni anno dalla , non si crescerà mai. Si cercherà perennemente l’alibi.

Fra un mese si celebra il triste ventennale senza Coppa Uefa/Europa League. L’ultima la vinse il Parma, millenovecentonovantanove. C’era Tanzi. Prima Repubblica. Nel mondo spopolava Californication dei Red Hot Chili Peppers, da noi l’allegra Un raggio di sole di Jovanotti, e al botteghino era un trionfo per Fight Club, Come te nessuno mai, American Beauty e Cruel intentions, coi Verve che gli facevano da colonna sonora. Zaniolo ancora doveva nascere, Chiesa andava al nido mentre papà Enrico alzava la coppa a Mosca. C’è qualcosa che non va nel calcio italiano. La League allargata ha impigrito. Non conta perdere con la , basta che la perda con le altre, ovviamente straniere. La Coppa Italia è un fastidio e si deve andare nella competizione europea che conta più per necessità economica che per fame di prestigio. I presupposti peggiori, le crudeli intenzioni che ci allontanano dai vertici continentali. Cambiare rotta è un dovere.

In the box - @augustociardi

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