In The Box 23/02/2019 19:34

L’ideologo

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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Accademico, politologo, giurista, senatore per tre legislature, Gianfranco Miglio sostenne la svolta federalista dello Stato, ispirando l’ei fu Lega Lombarda del lanciatissimo Umberto Bossi. Si formò studiando i saggi nordici, come il Deutsche Genossenschaftsrecht del grande giurista tedesco Otto Van Gierke. Nacque a Como, studiò e poi insegnò alla Cattolica di Milano, morì a Como, il funerale si tenne a Domaso, sul Lario. Una vita incentrata sul senso di appartenenza al territorio natale. L’Ideologo della Lega “sentiva” le sue terre. Amava la sua gente.

L’Ideologo della Roma quando va a Roma non si fa vedere. Se il management del club si riunisce, col presidente e l’allenatore, in un ristorante, lui arriva e se ne va passando per le cucine, allergico al contatto con il popolo che lo ha amato per non dire venerato, al punto che il suo cognome fu celebrato attraverso uno striscione srotolato in curva nei primi anni duemila. Caso unico ma logico. Erano gli anni in cui L’Ideologo della Roma si sporcava le mani, da delfino dal Presidente, faceva del senso di appartenenza una ragione di vita, si precludeva la possibilità di sedere dietro scrivanie pesanti perché preferiva il fronte, la prima linea, la trincea, andando muso a muso contro Moggi, contro il sistema. Spiazzando i media ossequiosi e proni nei confronti dei potenti.
Acclamato il giorno del ritorno, mostrò la sua nuova natura presentandosi col dilemma “non conosco il motivo che mi ha spinto a tornare”. Dapprima direttore generale, poi consulente del presidente, tra una dimissione e un essere o non essere, di Roma dà la sensazione di apprezzare oramai solamente l’ala chic dei salotti buoni, quelli dell’armiamoci e partite perché noi dobbiamo andare in barca, quelli che al popolo affamato darebbero brioche anche se in fondo non le meritano.

L’Ideologo non vive la realtà territoriale per cui ispira scelte perché non la sente più sua. Si divide tra luoghi che da Roma distano milleottocentoottanta e dodicimilaseicento chilometri. Andrà a cena col possibile nuovo allenatore? È sempre la prima persona con cui il presidente si consulta? Fra una consulenza per il Tottenham e una per il Marsiglia, ha contribuito alla chiusura di trattative di mercato per calciatori che hanno vestito il giallorosso? Sono ancora solidi i suoi rapporti col direttore sportivo? Che margini di manovra gli concede? È andato realmente a cena con l’allenatore che a Londra è in crisi? Dove? Quando? Per parlare di Roma o di moka? La sua presenza è quel vedo-non vedo che offre perennemente il fianco ad ambigue e instabili interpretazioni. Mentre Monchi, dirigente di campo e di prim’ordine, viene trattato da molti come un coglione, l’Ideologo della Roma studia allenatori anche in base alle citazioni filosofiche e seleziona cialde.

In the box - @augustociardi