In The Box 24/01/2019 17:52

“Noi c’avemo Nicolò”

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LR24 (MIRKO BUSSI) - Nicolò non se ne abbia a male. Non fraintenda, nulla di personale. Nicolò è Zaniolo e ha il merito, mica poco, di essere bravo e giovane in egual misura e aver frantumato la burocrazia per l’iscrizione alla Serie A. Il 9 giugno 2018, Zaniolo giocava la finale del campionato Primavera. Il 19 settembre era al Bernabeu, tre mesi e dieci giorni dopo, senza dover pagare i 25 euro che comporta il tour guidato, ma come convocato. Doveva giocare, Zaniolo. Contro il , quello vero.

Oggi, ieri anzi, ha centinaia di persone disposte ad accodarsi sotto la pioggia al centro di Roma per guardarlo, fotografarlo, farsi autografare. Ragazzi e ragazzini per lo più, perfino adulti che davanti alla Roma tornano in fasce. Perché Zaniolo ha colmato un vuoto, innanzitutto: quello dell’idolo. “Che ce frega de Ronaldo, noi c’avemo Nicolò” cantavano. In un riarrangiamento di quello che al cileno Salas opponeva Tottigò. Perché c’era, c’è e ci sarà sempre, la necessità di contrapporre qualcuno ai beniamini altrui. Anche, se non soprattutto, in regime di fair play finanziario o quel che sia.

Non bastava più la leggenda di , troppo latente , costretto in malanni terreni, venduto . Dalle cui ceneri è emerso il nuovo dio. Alla Roma serviva un eroe, almeno un oneiros, quello che personificava i sogni nell’antica Grecia. La fantasia di Pastore è durata finché era estate. Serviva uno che indossasse il mantello per la Roma, poco importa se tutto questo rischi di bruciare, come si dice, il futuro di Zaniolo. Se andrà a fuoco, significa che non era lui. Ma Roma adesso ha il suo idolo, qualcosa in cui credere e col quale perfino illudersi. Ed è ciò che più importa. “Noi c’avemo Nicolò…”.

In The Box - @MirkoBussi