In The Box 21/01/2019 19:00
Monchi vs Sabatini
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ricordate la guerra fra Sensiani e Pallottiani? Tra sostenitori della gestione alla Villa Pacelli e fautori dell’americano stile? Roba vecchia. Da un anno e mezzo l’attenzione si è spostata sui diesse. Sabatini e Monchi, ignari oggetto del contendere. Dividono, fanno litigare.
Dopo la vittoria col Barcellona, invece di esultare c’era chi urlava “ha vinto Sabatini! Nove undicesimi dei titolari li ha presi lui”. La Roma volava in Champions League e loro litigavano. “E allora Iturbe?”, “Statte zitto che Schick è costato di più e manco ci ha fatto vincere un derby”. Delirio cittadino. Mentre a Torino e a Napoli a stento sanno se Paratici e Giuntoli siano capelloni o abbiano l’alopecia, da noi si creano leggende su Sabatini che dorme due ore a notte, in piedi, per vedere partite boliviane, e si citano a memoria le pagine dei libri sul Metodo Monchi.
A Roma se segna Zaniolo si esige un busto al Pincio per l’uomo di Siviglia, che diventa un povero fesso per i sabatiniani se Cristante impiega tre mesi per ingranare. Come se i direttori sportivi non lavorassero per la Roma ma fossero presidente, dirigente e allenatore di club riportanti il loro nome. Come se i proventi delle cessioni rimpinguassero i rispettivi conti in banca. Errori ne hanno commessi. Sabatini e Monchi. Sempre un po’ troppo fratello maggiore dei calciatori il primo, sempre un po’ troppo “spagnolo” nel concepimento delle mediane il secondo, perché privilegia il palleggio a scapito dei muscoli. I direttori sportivi sono figli dei club per cui lavorano.
A Roma, in nome del trading dei calciatori e della parità di bilancio, sale vertiginosamente il numero di arrivi e partenze, con logico rischio. Come quello di vedere consacrare altrove elementi che a Roma hanno trovato un trampolino olimpico. E allora Monchi diventa il cattivo esecutore della vendita di Salah, omettendo che allo spagnolo appena arrivato si chiedeva di sistemare il bilancio prima dell’alba del primo luglio.
Monchi deriso per Olsen, spernacchiato per Karsdorp, bersagliato per Schick, ridicolizzato per Cristante e NZonzi. Al grido di “forse si salva solo Under fra quelli che ha preso”, si rimpiangeva Sabatini “che almeno ti faceva guadagnare un botto di soldi vendendo Marquinhos”. Poi scopri che Olsen è un ottimo portiere, che Karsdorp non è un ufo, che Cristante non gioca bene solo nell’Atalanta e che “stai a vedere che Schick si è sbloccato” (dimenticando che alla squadra manca sempre l’equilibrio che darebbe un mediano di rottura).
E allora daje con “Sabatini chi? Quello di Doumbia e Spolli?”. E ricomincia il giro. E Zaniolo? “Bravo Monchi!” “Eh no, quando l’Inter lo pagò 2 milioni nel 2017, Sabatini era diesse nerazzurro!”. E poco importa se l’operazione la chiuse Ausilio. Ausilio chi? Altrove contano le società. A Roma si litiga per i direttori sportivi. Avanti anni luce o roba da Medioevo?
In the box - @augustociardi