Disappunti di viaggio 06/09/2015 01:10

MenoPause

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La pausa per le Nazionali l'hanno inventata le femmine che vogliono andare e/o tornare a visitare Calcata. E basta.
Bella e suggestiva Calcata, per caritá, ma anche du' cojoni. Pure se non ci sono mai stato, io lo so. E voi, voi lo sapete meglio di me. Calcata è il refugium peccatorum per i calciofili impenitenti piagati dall'astinenza.

Calcata è per tutte le stagioni: il mare regge sì e no entro la prossima inutile sosta dell'11 ottobre; la montagna è per pochi e ti costringe a sciare per non morire d'inedia. Calcata no, lì puoi andare sempre. Calcata ti aspetta dal sabato mattina. Calcata è intramontabile: Calcata è stata fondata durante una pausa dei campionati. E basta. Mi pare ormai evidente che, quando si giocano le partite, Calcata non esiste. La richiudono a libretto e la ripiegano, pronta per il mese appresso.
Li mortacci tua a Calcata.

Quando manca la Roma, manca il campionato. E manca chiaramente tutto. Nun ce só regazzini nun ce só cani che tengano. I week end in ipossia da pallone che più li riempi di cose e più ti sembrano vuoti si spiegano così. Con Calcata. E con la privazione, che fa rima con mutilazione. Il concetto di tempo viene ridotto in poltiglia, scaraventato in un flusso canalizzatore che scandisce le tue ore a venire, partendo dal Triassico Inferiore. Succede così che ci si trovi ad esultare smodatamente quando vieni messo al corrente che a giocherai di sabato. Un giorno prima del previsto. L'attesa che si accorcia. La Noia che soccombe. Semo carichi, se riparte. 11 ottobre non ti temo.

La sosta di settembre è la più infame. È la più subdola, la più infida. Lei. Da sempre. Hai sempre poco calcio negli occhi, poco da commentare e troppo da immaginare. Prima arrivava dopo la prima, ora dopo due. La concessione c'hanno fatto. Quella sosta dovrebbe avere le proprietá benifiche e salvifiche di una solfatara, ma le somiglia solo per il gran tanfo di zolfo che ti lascia addosso.

La pausa è zolfo. Ecco che d'è.

Sará che la Roma c'ha sempre litigato con le pause. Quando c'è da recuperare tre calciatori, ne ha persi altri sei, quando vinci magari con la , quando vinci e prendi slancio, sei costretto a spegnere il motore. Disperdi e ti distrai. Grazie a quella di Natale, di sosta, avrá perso a occhio e croce una mezza dozzina di scudetti. Ancora la fanno. Ancora. Io giocherei da solo pur di non leggere: "Ripresa a Trigoria fissata per mercoledì". Oppure: "Ranghi ridottissimi, sedute di lavoro per pochi intimi". Le imperdibili sfide con maltesi e bulgari. A parte che pure contro Germania e Spagna, sarebbe cambiato zero. Null. Niente.

Ce poi rimette l'orologio, è cosí e non puoi farci granchè. Quattro su cinque portano male. Le poche certezze della vita. È come il Toblerone: sai che lo possono vendere solo all'autogrill e se te lo ritrovi su qualche differente mensola ti prende un colpo. E nemmeno ti abitueresti mai all'idea.

Mi chiedo solo come abbiamo fatto anche quest'anno dal 31 maggio alla terza di agosto. Tra giavellotti e racchettine, rombi di motori e strambate. Mi chiedo come abbia fatto a non possederci lo scorbuto, a non attingerci la pellagra. Come. Senza il pallone. Come. E pure come sia stato possibile non avere mai avuto prima .

Chissá come passerá la domenica, Edin.
"Secondo me va a letto presto, perché è un professionista". Che dio te benedica come ti dona 'sto punto de porpora.
Chissá se c'è mai stato.
A Calcata.

Dario Bersani  @DarioBersani