Corsi e ricorsi 16/03/2016 15:52
16 MARZO 1986 - 30 anni fa la Roma batteva 3-0 la Juventus
LAROMA24.IT (Federico Baranello) - Da quando la Roma ha smesso di essere “Rometta”, quindi con l’avvento di Dino Viola, i Roma - Juventus non sono più incontri normali. Molto si è scritto e detto a tal proposito su cosa significhi esattamente questo incontro-scontro. Fiumi di parole hanno cercato di definirlo e inquadrarlo: chi parla di “Guerra dei mondi” chi lo definisce lo scontro tra “il bene” e “il male”.
Tutto ciò, quindi, non poteva essere diverso nemmeno il 16 marzo 1986, l’anno della fantastica cavalcata con Eriksson in panchina.
Complici un pareggio a Firenze e una sconfitta a Verona la Roma si presenta allo scontro diretto all’Olimpico con la Juventus a -5 punti. La voglia di crederci e di non lasciare nulla d’intentato parte in primis dal cuore dei tifosi, dalla Curva Sud. Nasce una coreografia da “pelle d’oca”. Una coreografia pensata all’indomani della cinquina di Pruzzo all’Avellino, esattamente il mese precedente. Da quel momento i ragazzi della Sud danno inizio “alle carbonare riunioni organizzative, ma anche alla quotidiana preparazione di quel progetto coreografico che ha fatto impallidire molti maestri di cerimonia….Prima riunione: si aprono i progetti. Carte, cartelle, prospetti, mappe dello stadio, colori, materiali, funi, canne di plastica, metraggi. Sembra di trovarsi in uno studio cinematografico. Il progetto è ambizioso ma di non insormontabile realizzazione” (Cit. La Roma, Aprile 1986). Organizzare i vari settori dello stadio non sarà facile. Settimane e settimane di lavoro. Il segno convenzionale per far muovere tutti all’unisono è una bandiera svedese al centro del campo.
Finalmente arriva il 16 marzo, tutto è pronto. Le bobine con i 15 Km di plastica sono posizionate. Le funi sono già calate. Gli ottantamila ardono di passione. Coloro che sono sprovvisti di un titolo d’ingresso, ma che vogliono essere vicino al “centro del mondo”, hanno trovato posto sotto la Madonnina sulle colline di Monte Mario. Altri sono intorno allo stadio con le radioline in attesa di riuscire a entrare l’ultimo quarto d’ora. Finalmente le squadre entrano in campo. La bandiera svedese si “muove”: è il segnale. L’Olimpico come per magia è “infiocchettato” ora da strisce gialle e rosse che dall’alto scendono sino al fossato del vecchio stadio scoperto.
Tutti restano impressionati dall’effetto di una simile coreografia, probabilmente anche chi l’ha organizzata, talmente è perfetta. Galeazzi, nel servizio della “Domenica Sportiva” parlerà di “una coreografia da Kolossal hollywoodiano da far invidia alle cerimonie d’apertura dei Giochi Olimpici”. I giocatori giallorossi sono in estasi e si caricano alla vista dello spettacolo. Quelli della Juve si guardano smarriti.
Potremmo fermarci qui per ricordare quella giornata, perché abbiamo già vinto. Invece c’è anche la ciliegina sulla torta: la partita.
Dopo 3 minuti di gioco la Roma va in vantaggio con un colpo di testa di Graziani. Al 28’ Pruzzo ancora di testa gonfia la rete su cross preciso di Ancelotti. Il Bomber per festeggiare la sua rete si toglie la maglia e la agita mentre corre verso la Sud inaugurando la stagione delle esultanze senza maglia. All’84’, con la Roma in 10 per l’espulsione di Pruzzo per doppia ammonizione, la Roma trova anche il gol di Toninho Cerezo che ne approfitta per salutare il pubblico poiché a fine stagione lascerà la Capitale. I punti di distanza dal sogno, tornano a essere tre.
Uno splendido quanto ironico Dino Viola alla domanda di Galeazzi, in realtà è Viola stesso che la suggerisce, e cioè “Come si sente Presidente?” la risposta è ”Mi sento molto bello!”.
È la sensazione di ogni tifoso romanista in questa giornata in cui ha vinto “il bene”.