Capitano, mio capitano 04/02/2009 07:48
AGOSTINO DI BARTOLOMEI: capitano dal 1980 al 1984
Ago o Diba, questi i nomignoli affettuosi con i quali la Sud lo acclamava, nasce a Roma l'8 aprile del 1955 e cresce vicino Tor Marancia, suo quartiere di nascita. Dall'oratorio San Filippo Neri alle giovanili della Roma il passo è breve: Ago vince il titolo con la squadra primavera giallorossa da capitano e leader indiscusso, e nella stagione 72/73 passa nella prima squadra. L'esordio avviene nella stessa stagione. Scopigno, suo primo tecnico e primo grande ammiratore a livello calcistico, lo lancia in campo il 22 aprile del 73, nella delicatissima trasferta di Milano contro l'Inter.
Di Bartolomei ha appena compiuto diciassette anni e la sfida termina a reti bianche. La prima rete nella massima serie arriva nella stagione 73/74. Nella prima giornata di campionato contro il Bologna (2-1), Diba realizza infatti il suo primo gol con la casacca giallorossa ed è subito un gol decisivo.
Un grave infortunio al ginocchio e la volontà da parte dalla società di far maturare definitivamente il ragazzo, spingono Di Bartolomei in prestito al Vicenza nella stagione 74/75. Tornerà a Roma nella stagione successiva e dalla stagione 75/76 sino a quella dell'83/84, saltò pochissime gare diventando un leader assoluto e quindi capitano sul finire degli anni 70. Con la Roma ha giocato in totale 308 gare, di cui 146 da capitano e segnando la bellezza di 66 reti. Capitano atipico e di grande educazione, era solito discutere con gli arbitri mettendo le mani dietro la schiena, segno tangibile della sua grande garbatezza. Classe indiscutibile, lanci col goniometro, visione di gioco spettacolare ed un tiro terrificante erano le doti migliori di Di Bartolomei. La curva Sud era solita intonare il mitico coro OHOOO Agostino Ago, Ago, Ago, Agostino gol... ogni qual volta il Capitano provare la bomba su punizione.
All'inizio della stagione 1982/83 dopo le splendide stagioni da centrocampista davanti alla difesa, Liedholm ebbe l idea vincente di arretrarlo al ruolo di libero, lasciato vacante dalla partenza di Turone. Nonostante le prime perplessità sia da parte del pubblico che dello stesso giocatore, col tempo il nuovo ruolo mostrò i suoi esaltanti frutti grazie soprattutto alla presenza di Pietro Vierchowod, che suppliva alla carenza di velocità di base dello stesso Agostino. La velocità appunto. Unico neo di un giocatore fortissimo ma che egli stesso riusciva a sopperire con uno spiccato senso della posizione. E proprio in quella stagione la roma conquista il secondo scudetto della sua storia, mentre la stagione seguente, caratterizzata dalla sconfitta in finale di Coppa Campioni contro il Liverpool, fu la sua ultima in giallorosso. Seguì il barone Liedholm al Milan, con un mai nascosta rancore nei confronti della sua Roma, rea di non aver fatto nulla o quasi per trattenerlo. Ci segnò anche un gol e la sua esultanza troppo veemente fece si che Diba litigasse con alcuni suoi ex compagni di squadra. Non è riuscito mai a riappacificarsi con la sua amata Roma, mai gli è stato dato un incarico dalla società. A soli 39 anni, il 30 maggio del 94, la stessa data dopo dieci anni dalla sconfitta in Coppa dei Campioni, Agostino si suicida con un colpo di pistola al cuore nella sua villa di San Marco di Castellabbate (SA). NIENTE PAROLE...SOLO UN POSTO IN FONDO AL CUORE. CIAO AGO, è stato l'ultimo saluto con uno striscione della sua Sud, che non ha mai dimenticato il suo Capitano.